Parkinson, torna a camminare dopo 30 anni. E non è un miracolo…

Parkinson, la tecnologia rivoluzionaria

Proprio a causa del ParkinsonGauthier ha visto la sua vita rivoluzionata: prima era architetto e sindaco della sua città, vicino a Bordeaux, poi è cambiato tutto: è diventato instabile nel muoversi, incapace di mantenersi in piedi perché la malattia gli provocava movimenti incontrollabili e difficoltà di coordinazione, problemi che sono peggiorati nel tempo. L’intervento (sperimentale) a cui è stato sottoposto l’ha fatto rinascere, tanto che gli ha consentito di camminare per 6 chilometri senza problemi. E potrebbe rappresentare una svolta epocale nel trattamento della malattia neurodegenerativa. Tutto ciò è stato portato alla luce da uno studio pubblicato su Nature Medicine, “come possibile soluzione per migliorare la capacità di camminare e mantenere l’equilibrio delle persone affette da Parkinson”, scrive Repubblica, che oggi racconta la storia dell’uomo.

La tecnologia di cui stiamo parlando è stata sviluppata dai ricercatori del Politecnico federale di Losanna (Epfl): ha consentito a Gauthier di camminare in modo fluido e di spostarsi sul terreno senza cadere, cosa che non poteva fare prima del trattamento. La stimolazione del midollo spinale, di questo si tratta, prevede l’impianto chirurgico di un dispositivo neuroprotesico che fornisce impulsi di elettricità a specifiche regioni del midollo spinale nel tentativo di attivare circuiti neurali disfunzionali. La tecnica è stata utilizzata sperimentalmente per consentire alle persone paralizzate da una lesione del midollo spinale di stare in piedi da sole e persino di camminare per brevi distanze.

Come colpisce il Parkinson

Quando parliamo di Parkinson le incognite su quando possa colpire e in che modo a seconda dell’età, si sprecano. “È una malattia cronica e progressiva, che nel tempo porta disabilità – premette Claudio Pacchetti, neurologo, direttore del centro Parkinson e disordini del movimento all’Istituto neurologico Mondino di Pavia –. Quindi, che un paziente abbia nel corso della sua evoluzione clinica una perdita di abilità motorie che possono determinare un confinamento delle prestazioni, fino a portarlo in carrozzina, è nelle possibilità”.
“In quanto tempo può accadere? Dipende da quando il Parkinson incontra l’età anagrafica – prosegue Pacchetti -. Parliamo di 15-20 anni in pazienti anziani, mentre se sono giovani il rischio è remoto. Come limitarlo? Se ci si attiva in una fase precoce con interventi di chirurgia funzionale, si può stabilizzare il paziente e garantirgli un’ottima qualità di vita”.

Parkinson, gli scienziati illustrano l’innovativa procedura

Quanto all’intervento realizzato dai ricercatori svizzeri, “è stato dimostrato che il metodo migliora l’andatura delle persone colpite da Parkinson, ma i risultati sono spesso modesti, di breve durata o incoerenti”, ha spiegato Jocelyne Bloch, neurochirurgo dell‘Epfl e autrice principale dello studio (nella foto sotto).

Una cosa, in particolare, ha fatto la differenza. I ricercatori tendono a posizionare l’impianto sulla colonna vertebrale superiore e media per modulare le informazioni sensoriali dirette al cervello, invece il gruppo svizzero ha impiantato la neuroprotesi nella parte bassa della schiena, sopra il midollo spinale lombosacrale. In quel punto la stimolazione attiva la rete di neuroni che corre tra il midollo spinale e i muscoli delle gambe. Il team ha applicato con successo la strategia a persone con paralisi da lesione del midollo spinale e ha ritenuto che potesse essere adattata al morbo di Parkinson.

Parkinson, lo stupore dei medici quando Gauthier è riuscito a camminare per 6 chilometri

Così si è assistito ad una vera e propria metamorfosi del paziente. Prima dell’intervento Gauthier aveva sviluppato gravi deficit motori come blocchi dell’andatura e frequenti cadute. Dopo l’impianto spinale, che invia impulsi elettrici mirati alla colonna vertebrale, ha stupito i medici riuscendo a camminare per 6 chilometri senza alcun problema. Un cambiamento radicale rispetto alla situazione precedente, quando faticava anche solo ad attraversare una stanza. Cosa sta alla base di tutto questo? Secondo i ricercatori questa tecnologia innovativa consente di bypassare i segnali anomali che dal cervello, attraverso il midollo spinale, arrivano agli arti inferiori nei pazienti parkinsoniani. In questa modalità è possibile ripristinare la normale camminata.

“Non si tratta di controllare il paziente attraverso un dispositivo esterno, ma semplicemente di migliorare la sua capacità motoria compromessa dalla malattia”, spiegano gli esperti. Lo studio pilota, infatti, ha evidenziato in Gauthier miglioramenti anche nell’equilibrio e nella qualità della vita. L’impianto chirurgico è stato preceduto da un lavoro attento e meticoloso: al fine di personalizzare la stimolazione per Gauthier, i ricercatori hanno raccolto dati sui suoi deficit e sui suoi schemi di deambulazione posizionandogli sensori su piedi e gambe. Hanno quindi configurato la stimolazione per compensare eventuali disfunzioni, ad esempio una debole estensione del ginocchio o un problema di contrazione dei muscoli dei glutei.

“La nostra specialità è capire come stimolare il midollo spinale per essere molto precisi nel modo in cui regoliamo il movimento delle gambe – spiega Grégoire Courtine, neuroscienziato dell’Epfl, che ha sviluppato la tecnica (nella foto sotto)-. La novità dello studio di cui stiamo parlando è sfruttare questa comprensione e tecnologia nel Parkinson“.

Parkinson, le parole di Gauthier

Quindi, se prima la vita di Gauthier era un incubo, poi si è trasformata. “Cadevo dalle cinque alle sei volte al giorno – ha raccontato l’uomo -. Spesso restavo a casa, e tre anni fa sono stato costretto a smettere di lavorare. Capitava sovente che entrare in un negozio mi fosse impossibile a causa del congelamento dell’andatura: in pratica le gambe mi rimanevano improvvisamente bloccate durante il movimento. Ora tutto questo non succede più”. Gauthier aveva anche provato a curarsi, ricevendo trattamenti standard per il Parkinson, inclusa la stimolazione cerebrale profonda (Dbs), in cui una neuroprotesi viene impiantata in profondità nel cervello. La Dbs ha contribuito a ridurre alcuni dei suoi sintomi, come la rigidità, ma non è riuscita a superare i suoi problemi di andatura.

Parkinson, proseguono i test del team svizzero su altri 6 pazienti

Il team svizzero ha già arruolato sei pazienti da sottoporre ad altri test. Servono però almeno cinque anni prima che questa tecnologia, ancora sperimentale, possa essere disponibile su larga scala dopo i trial clinici. Secondo gli esperti resta tuttavia una novità entusiasmante nella lotta ad una malattia che causa deficit motori invalidanti. Va detto che le terapie disponibili, come i farmaci a base di levodopa, sono in grado di alleviare i sintomi, ma non di ripristinare completamente le normali funzioni. Questo nuovo approccio invece mira a correggere direttamente i segnali alterati che dal sistema nervoso centrale arrivano alla periferia. Si tratta solo di perfezionarlo e diffonderlo. Ciò che gli scienziati hanno già iniziato a fare.

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