“MASSIMO BOSSETTI È INNOCENTE, ECCO PERCHÉ”. I DUBBI NEL CASO YARA GAMBIRASIO

L’omicidio di Yara Gambirasio è uno dei casi di cronaca nera che, sin da quando le speranze di ritrovare in vita la giovane ginnasta, sono state vanificate, ha innescato un forte clamore mediatico.

Yara, come tutti ricorderanno, è scomparsa il 26 novembre 2010, fino ad essere ritrovata cadavere diverso tempo dopo, il 26 febbraio 2011 in un campo aperto a Chignolo d’Isola.

Aveva solo 13 anni e, come faceva quasi tutti i giorni, intorno alle 17:30, si era recata presso il centro sportivo del suo paese, dove era solita allenarsi nella ginnastica ritmica; essendo questa la sua passione, per la quale, peraltro, era molto portata.

Da quel maledetto giorno, di lei non si seppe più nulla. Nessuna traccia, nessun segnale del suo passaggio; sembrava come essere stata inghiottita nel nulla. I suoi genitori sporsero immediatamente denuncia e venne aperto un fascicolo per sequestro di persona.

Le ricerche si intensificarono e ci si avvalse del prezioso aiuto dei cani molecolari, fino a quando, tre mesi dopo, per pura casualità, un aeromodellista rinvenne il cadavere della 13enne nel campo di Chignolo d’Isola. Ma in che modo è proseguita la vicenda sul piano giudiziario?

Per l’omicidio di Yara Gambirasio, la Corte d’Assise di Bergamo, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, alle 20:35 del 1 luglio 2016 ha condannato Massimo Bossetti, muratore di Mapello, incensurato, sposato, con tre figli, alla massima pena: quella dell‘ergastolo.

In quel modo è stato è stato messo il punto fermo ad una vicenda conclusasi tragicamente, che ha tenuto con il fiato sospeso milioni di italiani. Della giovane ginnasta si persero le tracce la sera del 26 novembre 2010, fuori dalla palestra fi Brembate Sopra, in cui era solita allenarsi. Dopo 6 anni e 45 udienze, per la Corte d’Assise di Bergamo il colpevole dell’uccisione di Yara è Massimo Bossetti.

Il 28 settembre 2016, la Corte reso pubbliche le motivazioni della sentenza. Lo ha fatto, in più di 150 pagine, in cui il muratore di Mapello viene definito in un modo davvero sconvolgente. Per la Corte è un uomo dall’”animo malvagio”, spinto al terribile omicidio dal “contesto di avance a sfondo sessuale verosimilmente respinte dalla ragazza, in grado di scatenare nell’imputato una reazione di violenza e sadismo di cui non aveva mai dato prova fino ad allora”.

In questo corposo documento, ci sarebbero elencate ed esplicate tutte le motivazioni che dovrebbero giustificare la condanna di Bossetti, dimostrando, “al di là di ogni ragionevole dubbio” la colpevolezza del muratore, privandolo della sua libertà per il reato commesso.

Claudio Salvagni e Paolo Camporini, avvocati difensori di Bossetti, ritengono che la sentenza non è altro che la riproposizione della requisitoria del pm, depositando il ricorso in Appello, il 12 novembre, convinti che il castello accusatorio ai danni del loro assistito “faccia acqua da tutte le parti”. Gli avvocati di Bossetti sono sempre stati intenzionati a ricostruire tutti i passaggi di in un caso davvero complesso, dal forte eco mediatico, che ha lasciato sotto choc non solo i bergamaschi; coloro che più da vicino si sono sentiti toccati, ma tutti gli italiani. Tutt’oggi l’opinione pubblica è divisa tra accusatori e difensori di Bossetti.

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