Se Marco Travaglio si pappa l’Eni, guai a chi osa fiatare

Non solo le nomine durante il coronavirus, il che già provoca abbastanza ribrezzo, poi ci si mette pure Marco Travaglio ad allungare le mani sull’Eni. Qualche dubbio sulla purezza dei Cinquestelle lo nutrivamo; ora ce lo conferma Il Fatto quotidiano. Che una consigliera di amministrazione del giornale vada a presiedere l’ente è qualcosa di clamoroso, mai successo. E non è particolarmente edificante. Chi deve sorvegliare il potere diventa esso stesso élite dominante.

Marco Travaglio e De Scalzi: ora che succede?

Quando Travaglio tornerà ad attaccare l’amministratore delegato dell’Eni, De Scalzi, saremo autorizzati a pensare alla manina di Lucia Calvosa, sua presidente e esponente di primo piano del Fatto? Oppure, se Travaglio smetterà di randellare De Scalzi, saremo maliziosi se penseremo ad un intervento di persuasione? Come la metti la metti sarà un gigantesco conflitto di interesse.

Quanta pubblicità in più pioverà dall’Eni al quotidiano diretto da Travaglio? E soprattutto che cosa devono fare i Cinquestelle con quella presidenza al punto che con tanta spregiudicatezza chiudono gli occhi di fronte all’amministratore tanto odiato pur di arrivate al vertice dell’Eni?


Una storia più brutta non potevano scriverla. È la malattia del potere che quando prende gli sprovveduti diventano peggio di quelli che criticavano fino a un minuto prima. E al direttore del Riformista, Sansonetti, che ha osato sollevare il coperchio della vergogna di quella nomina, hanno riservato i peggiori insulti.

Ha scritto Sansonetti e questo ha fatto impazzire Travaglio: “E’ un ente che ha un fortissimo controllo anche sull’editoria e Lucia Calvosa è un membro del consiglio d’amministrazione del Fatto Quotidiano. E questa è una novità assoluta sia nella storia dei conflitti d’interesse che nelle lottizzazioni. Nessuno era mai arrivato ad ipotizzare questo. Anche nelle leggi sui conflitti d’interesse, si è sempre pensato a impedire che delle aziende avessero troppi giornali, mai che i giornali controllassero le aziende”.

E invece accade persino questo. Con il Grande Moralizzatore che mette le mani nel mondezzaio delle nomine. E perde così ogni credibilità nel prendere di petto il potere.

L’acquiescenza del Pd di Nicola Zingaretti

Meraviglia l’acquiescenza dello stesso Pd di Zingaretti a questa nomina, che pure è foriera di turbolenza in un ente che non ha eguali nel Belpaese. La fretta di ingoiare il pacchetto nomine non ha fatto riflettere questa politicaccia su quello che potrà accadere. Per un po’ dovranno fingere di andare d’accordo, e poi possiamo giurare sul patatrac alle prime caselle che si muoveranno.

Ha assistito a tutto questo anche Mattarella, che aveva tutta l’autorità morale per frenare giochi affatto limpidi nel periodo più sbagliato che potessero scegliere per procedere alle nomine. Alimentando così anche i si dice su qualche nome gradito persino al Quirinale.

No, non è un Paese che può andare avanti in questa maniera, l’Italia, in mano ad una classe dirigente che a Palazzo Chigi sta facendo di tutto per minare la credibilità delle istituzioni.

Sistemano i famigli, ma rovinano le famiglie. Anche con i Cinquestelle al potere la musica non cambia. E anzi fanno peggio di “quelli di prima”. Forse perché hanno già capito che un’altra stagione per loro non ci sarà.

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