Vaccino, la Germania “frega” tutti e compra 55 milioni di dosi extra accordi Ue

Le regole dell’Unione Europea non sono le medesime per ogni Stato – o perlomeno, dovrebbero esserlo, ma nella pratica non vi sono riscontri fattuali – tantomeno la rigidità con cui esse vengono verificate ed utilizzate. L’ultimo esempio di “favoritismo europeo” è avvenuto nei riguardi della Germania, che si è arrogata il diritto di acquistare 30 milioni di dosi di vaccino al di fuori dei trattati, benché fosse esplicitamente proibito.

Una prenotazione “illegittima”

L’acquisto autonomo – o quantomeno la prenotazione – di dosi di vaccino, non dovrebbe rappresentare un problema, in quanto si tratta semplicemente dell’esercizio spontaneo della sovranità che ogni Nazione che si rispetti dovrebbe avere. Se questo fosse permesso ad ogni Paese, e non ci fossero trattati che limitano aprioristicamente le libertà dello Stato, il problema non sussisterebbe. Alla Germania – ed alla fascia nord europea – vengono costantemente “alleggerite” le imposizioni che gli altri devono rigidamente seguire, creando continui precedenti in termini di egemonia assoluta internamente all’Unione. A tal proposito si sintetizza, sul sito ufficiale della Commissione Europea, il famigerato “V-Day” nei termini di “un emozionante momento di unità”, esplicitando chiaramente che la distribuzione delle dosi sarebbe avvenuta “a tutti i paesi dell’UE alle stesse condizioni”. La Commissione ha specificato che ogni accordo bilaterale tra uno Stato ed una o più case farmaceutiche sarebbe stato considerato illegittimo se avvenuto successivamente alla firma della strategia vaccinale europea, datata giugno 2020.

Vaccino: 55 milioni di dosi in più per la Germania

Il ministro della Salute tedesco – Jens Spahn – ha annunciato di aver acquistato autonomamente 30 milioni di dosi del vaccino Pfizer-Biontech l’8 settembre scorso, esattamente un giorno prima della firma dell’accordo che ha siglato la consegna delle 200 milioni di dosi prenotate dalla Commissione Europea. Il problema dell’illegittimità del bilaterale permane, in quanto ha precedenza la firma della strategia vaccinale europea – avvenuta in giugno – rispetto alla prenotazione concreta dello stock di dosi. Il governo federale tedesco, inoltre, ha confermato più volte di aver acquistato vaccini non solo da Pfizer-Biontech, bensì da CureVac e IDT Biologika, per un totale di altre 25 milioni di dosi.

Berlino ha giocato sporco

L’unica via di uscita per Berlino riguarda la possibile rinuncia di uno o più Stati alle dosi comunitarie previste dalla strategia vaccinale europea; nel trattato, infatti, è previsto un surplus di dosi per un Paese in caso di rinuncia totale o parziale di un altro, che potrebbe arrivare a breve. Il problema tuttavia rimane, perché com’è stato esplicitato dal comunicato stampa della Commissione, la vaccinazione è andata – e va tuttora – a rilento a causa di una prevedibile difficoltà di produzione massiva ad opera delle case farmaceutiche. Ciononostante la Germania ha potuto acquistare indisturbatamente dosi extra, mettendosi nuovamente in una situazione di privilegio all’interno dell’Ue.

La situazione è anche più controversa se si tiene presente che la firma dei recenti accordi con le case farmaceutiche è stata siglata durante il semestre di presidenza tedesca al Consiglio dell’Unione. Il problema maggiore non è il sacrosanto esercizio della sovranità nazionale, ma il fatto che sia una possibilità esclusivamente tedesca. Preclusa aprioristicamente agli altri Stati membri. Com’è ormai consuetudine, l’Unione Europea ha due differenti categorie di membri: da una parte coloro che subiscono austerità e costrizioni economiche, dall’altra una ristretta cerchia di eletti che possono esercitare la loro sovranità in maniera indisturbata.

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