Open arms, parla la giornalista tedesca: “Quei morti in mare non li ha lasciati la Libia”

Nadja Kriewald, giornalista dell’N-tv tedesca, testimone oculare, in una intervista a il Giorno dice: “Non voglio commentare le affermazioni dell’Ong spagnola. Ma è anche possibile che parliamo di due salvataggi diversi. E che quello cui io ho assistito non sia quello denunciato da Open Arms nel quale purtroppo sono morte una donna e un bambino e una seconda donna è stata stata salvata”.

La reporter spiega che nel salvataggio “nessun migrante si è rifiutato di salire a bordo. E i marinai mi hanno detto che non c’era più nessuno a bordo prima che affondassero il gommone per non farlo cadere nelle mani dei trafficanti. Non posso essere assolutamente certa di questo, non ho controllato personalmente perché eravamo su una barca strapiena, era buio fitto. Ma no, non credo che ci fosse più nessuno, anche se non posso escludere che qualcuno fosse ferito in mare”.

Ecco come è andato il soccorso: “Eravamo nella base quando alle 17 è arrivata una chiamata di aiuto. Con il mio cameraman Ingo Roman Becker e un collega libico siamo saliti a bordo della motovedetta ‘Ras Sdjeir’ del capitano Rami Rameid. Abbiamo navigato per circa cinque ore. Erano le 22 quando abbiamo visto il gommone. Era stracarico di gente. Un inferno. Mano a mano che ci avvicinavamo, sentivamo un forte odore di feci, di urina, di vomito: la prova che quegli esseri umani erano lì a bordo, ammassati, da giorni in condizioni igieniche pietose. Come mi hanno poi detto, erano lì senza acqua o cibo. I migranti morivano di sete, sapevano che non avrebbero resistito in mare un altro giorno. Le operazioni di soccorso sono durate un’ ora circa”. Per gli immigrati, “ovviamente, era la salvezza! Loro erano increduli e felici di essere stati trovati, ma anche molto delusi di non essere stati salvati da una nave italiana o europea”.

 

 

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