Saremo tutti in libertà vigilata

L’occhio, appiccicato sullo spioncino, guarda sul pianerottolo. Conta in fretta quante persone entrano nella casa del dirimpettaio: una, due, tre, quattro e così via…

Se le segna su un foglietto, con tanto di ora di ingresso. E magari pure quella di uscita. E, qualora dovesse riconoscere qualche volto, – perché no? – anche i nome e cognomi. Ecco pronta la segnalazione. Non si sa ancora a chi dovrebbe consegnarla per denunciare il vicino di aver violato le misure pensate dal governo per dare una stretta ai contatti in casa, ma è più o meno questo il succo dell’ultima “trovata” del ministro della Salute Roberto Speranza che, in queste ore, sta lavorando per dare alla luce il nuovo Dpcm.

Un esercito di “spioni”: ecco cosa sogna Speranza. Da far venire i brividi. Eppure non è la prima volta che ci troviamo a dover fare i conti con strategie tanto balzane. Quando, nel 2018, fu votato il ddl anticorruzione, soprannominato dai giustizialisti pentastellati “Spazzacorrotti”, venne introdotta nel sistema giuridico la figura dell’agente sotto copertura per i reati di corruzione. Il suo compito? Tentare il politico offrendogli una mazzetta. “Se il politico la prende – aveva spiegato ai tempi Alessandro Di Battista – va in galera”. Dalla provocazione oggi si passa alla delazione. Ecco il piano del governo – o quantomeno di Speranza – per arrivare a controllare gli italiani sin dentro alle loro case. Il principio, per carità, è anche giusto: fare in modo che il coronavirus non torni più ad attaccare le fasce più deboli della popolazione, ovvero gli anziani. E, dato che i cluster maggiori scoppiano all’interno delle mura domestiche, si stanno preparando a vietare le feste private e più in generale gli assembramenti nelle abitazioni. Ma come controllare che questa regola venga seguita pedissequamente senza chiudere tutti in casa e tornare alle autocertifiazioni di chi viene pescato in giro?

“Quando c’è una norma, questa va rispettata – ha spiegato ieri Speranza a Che tempo che fa – gli italiani hanno dimostrato di non aver bisogno di un carabiniere o di un poliziotto a controllarli personalmente”. Ma è chiaro che il ministro è pronto ad aumentare i controlli. “Nei luoghi privati il titolare, sia che trattasi di abitazioni familiari o sedi associative, può consentire l’accesso a un massimo di dieci persone diverse dal proprio nucleo familiare risultante dall’anagrafe comunale – si legge in una bozza diffusa dall’agenzia Italpress – per assicurare il rispetto di tale prescrizione gli incaricati dalla pubblica autorità potranno in qualsiasi momento chiedere l’accesso e procedere alla identificazione dei soggetti presenti nell’immobile”. Insomma, dobbiamo aspettarci i blitz delle forze dell’ordine nelle nostre case per verificare quante persone abbiamo invitato a cena. Ovviamente senza nemmeno avere in mano il mandato di un giudice. Eppure l’articolo 14 della Costituzione dice chiaramente che “il domicilio è inviolabile”. Per decidere dove andare a guadare si affideranno alle denunce dei vicini di casa. “Ci saranno le segnalazioni”, ha ammesso lo stesso ministro della Salute da Fabio Fazio. La delazione, dunque.

Nel motivare la sua proposta, Speranza ha sostenuto che ci sono delle “cose essenziali ed altre no”. La salute sicuramente lo è. Ma anche la proprietà privata. A meno che il governo non ci metta tutti quanti in libertà vigilata.

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