Albamonte, chi è il pm “partigiano” che ora indaga su CasaPound

Eugenio Albamonte, il pm che indaga CasaPound per l’occupazione dello stabile di via Napoleone III dopo la denuncia dell’Anpi, è un simpatizzante dei partigiani.

A scoprirlo la scrittrice Francesca Totolo, che ieri ha rilanciato la notizia che sul profilo Facebook del magistrato fino a ieri mattina campeggiavano bandiere partigiane e post inneggianti all’antifascismo. Forse l’inchiesta sulle nomine facili nei palazzi di giustizia e sulle posizioni troppo politicizzate di certi giudici, che ha coinvolto l’ex membro del Csm Luca Palamara, non è servito di lezione al magistrato, che appena ha notato il tag sul profilo Twitter si è affrettato a cambiare l’immagine del profilo, sostituendola con quella di un mezzo a due ruote e di piazza Tienanmen.

Pensare che Albamonte, che è stato anche ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, è attualmente segretario di Area, la corrente di toghe di sinistra a cui appartengono anche Magistratura Democratica e Movimento per la giustizia. Sul cui sito appare un logo realizzato curiosamente con lo stesso font di quello del Partito democratico.

Albamonte, ai tempi della sua presidenza all’Anm, come spiegato sul Primato Nazionale, organizzò a Siena un convegno dal titolo «Nuove domande di giustizia tra libertà e diritto. Nuove famiglie, liberalizzazione di droghe leggere, fine vita e Ius soli». Tutti temi cari alla sinistra. Un magistrato, insomma, che non ha mai negato la sua linea pro migranti e marcatamente antifascista. In passato fu anche indagato dal gup del tribunale di Perugia (stessa Procura delle indagini su Palamara) per falso e omissione di atti d’ufficio in seguito a una denuncia dei fratelli Occhionero, condannati per cyberspionaggio, ma fu poi prosciolto dalle accuse. Per Simone Di Stefano di CasaPound si tratta di «una stortura tutta italiana. È sconveniente – dice – che un magistrato si mostri così politicizzato. Si sente puzza di metodo Palamara. Non si può attaccare un avversario politico con inchieste giudiziarie. Non riteniamo sia imparziale e dovrebbe occuparsi di altro. Perché così si rischia di cadere in un giudizio pregiudizievole. Ci auguriamo che si vada verso l’assegnazione del caso a un altro pm».

Il magistrato chiese anche decine di anni di carcere per alcuni militanti di CasaPound che manifestarono a Casale San Nicola, a Roma.

Ora si capisce il perché della richiesta di pene così dure. Pensare che una volta appreso dell’inchiesta Palamara commentò sui media: «C’è tutto un problema, che non è solo della magistratura, ma anche della politica, di democrazia interna, di lobbismo, di soggetti che, all’interno della magistratura, creano delle cupole, delle articolazioni che si muovono secondo interessi privati, personali in contesti in cui dovrebbero operare in contesti generali». Un bel tacer non fu mai scritto.

il giornale.it

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