Coronavirus, i sospetti di Zaia: «Se perde forza così velocemente, vuol dire che è artificiale»


La “dottrina Trump” sulla natura made in China del coronavirus trova in Italia un adepto d’eccezione. Addirittura Luca Zaia, il governatore del Veneto. «Dico una cosa che farà arrabbiare qualcuno – premette nel corso del consueto punto stampa in diretta Facebook: se il virus perde forza vuol dire che è artificiale. Un virus non perde forza con questa velocità. Se perde forza allora probabilmente potrebbe essere di natura artificiale. Si è scritto tanto di questo virus Se se ne va tanto velocemente secondo me c’è qualcosa di mezzo di artificiale».

Zaia lo ha detto nella consueta diretta Facebook

L’inattesa sortita di Zaia sembra destinata a sollevare polemiche. Del resto, la tesi dell’errore occorso in un laboratorio di Wuhan, la città-simbolo del contagio è tuttora ufficiale negli Stati Uniti. Sostenuta al massimo livello possibile, cioè da Donald Trump in persona e dal suo segretario di Stato Mike Pompeo. E questo nonostante le precisazioni e le rettifiche del virologo di origini italiane, Anthony Fauci. Per la verità, il primo a parlare del coronavirus come un invisibile mostriciattolo cinese è stato il giornalista Paolo Liguori. Il direttore del TgCom ne aveva parlato già a gennaio, ma lo ha confermato anche successivamente. Liguori indica persino una data del presunto incidente: è il 2 dicembre.

Il primo a parlare di errore è stato il giornalista Liguori

Quel giorno, spiega, un tecnico si è lasciato scappare il virus. Tra le sue fonti il direttore inserisce anche quelle di non meglio precisate (ma è comprensibilissimo) intelligence. Moltissimi, in ogni caso, sono i giornali pubblicati in tutto il mondo da testate internazionali che hanno accreditato la tesi dell’errore cinese: dal Washington Post, a Fox News, alla Cnn. Zaia, Trump e Liguori, insomma, sono tutt’altri che soli. Dal 2 dicembre al 20 gennaio, giorno in cui il regime comunista ha riconosciuto il virus, la Cina si è avvantaggiata sugli altri Paesi. «Ora  – spiegò nell’occasione Liguori – i cinesi usciranno forti in economia quando il resto del mondo avrà ancora l’acqua alla gola».

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