Sui morti di Covid nessuna autopsia: la circolare del ministero ci ha fatto perdere tempo prezioso

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Non è una fake: la circolare del Ministero della Salute che <indicava> agli ospedali italiani di non eseguire le autopsie sulle persone decedute per <casi conclamati di Covid-19> esiste e fu diramata il 2 aprile 2020. A ben ricordare, nei primi giorni di aprile, ancora si discuteva sull’efficacia dell’Eparina o di altre terapie. Che, poi, si sono rivelate più o meno fondamentali per far invertire il trend di mortalità. Anzi, gli italiani ricordano come, a quella data, fosse ancora aperta la discussione circa l’opportunità di definire i deceduti <morti col Covid> e/o <per il Covid>.

Così sconsigliò il Ministero della salute

Ebbene, in questo quadro di sostanziale incertezza, l’unico strumento scientifico che avrebbe potuto fornire risposte adeguate veniva sconsigliato. E  proprio dallo “stato maggiore” che comandava le “truppe sanitarie” in quella che si definiva, appunto, una guerra. Per restare alla metafora bellica: non solo senza armi, ma i medici italiani sono stati mandati in battaglia anche senza il supporto dell’“intelligence”. E i medici, contrariamente al loro stesso Ministero di riferimento, hanno dimostrato tutta la loro serietà anche in questa occasione.

Infatti, i clinici del “Giovanni XXIII” di Bergamo, pur denunciando come grave l’indicazione di non procedere a un vasto programma di autopsie che li aiutasse a cogliere tutte le complicanze del Covid-19 che hanno portato alla morte migliaia di ammalati, a partire ovviamente dalle trombosi polmonari, usano il condizionale, quando trattano l’argomento nello studio che hanno preparato per la prestigiosissima rivista scientifica “Lancet”.

In parole semplici, riassumendo un pensiero che condividono coi colleghi del “Luigi Sacco” di Milano, oggi si ha la fondata idea che il Covid-19 <metta in moto una serie di effetti che, da un certo momento in poi, non dipendono più da lui>, come appunto le trombosi che dipenderebbero dal fatto che <il virus attacchi alcuni recettori che si trovano proprio lungo i vasi sanguigni>. È un’idea molto fondata, ma che, da scienziati, non offrono come “verità”, bensì come teoria da confermare.

Forse oggi piangeremmo meno vittime

Dunque, con la stessa serietà, chi ha diretto e dirige la battaglia, avrebbe dovuto orientarsi in maniera esattamente opposta, circa le autopsie, assicurando ai patologici le dotazioni di sicurezza, ma anche chiedendogli di fare al massimo il loro mestiere. Forse, sapendone di più fin dai primi morti di fine febbraio, oggi l’Italia non piangerebbe 30 mila vittime. Anche quest’ultima non è un’illazione giornalistica, bensì la logica conseguenza di quanto si legge a pagina 13 di un documento diramato il 22 marzo a cura della Società italiana di Anatomia patologica: <Qualora all’esito della valutazione preliminare si ritenga che un decesso possa essere dovuto a Covid-19, i successivi accertamenti devono essere orientati alla conferma della diagnosi e alla precisa definizione del ruolo dell’infezione da Sara-CoV-2 nel determinismo della morte>. I medici patologi indicarono la strada per aiutare i clinici a far meglio il loro mestiere; il Ministero la sbarra.

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