Coronavirus, se la nostra sanità oggi rischia il collasso la colpa è anche di Mario Draghi

Roma, 30 marzo – Oggi che il nome di Mario Draghi si fa sempre più insistente per un possibile avvicendamento con Giuseppe Conte a palazzo Chigi, è bene ricordare le conseguenze della sua iniziativa sul sistema sanitario italiano, soprattutto ora che deve  fronteggiare la pandemia da coronavirus. Era il 5 agosto del 2011, quando il neo insediato presidente alla Banca centrale europea, Mario Draghi, e il suo predecessore, il francese Jean-Claude Trichet, inviavano un “documento strettamente confidenziale” allora governo italiano presieduto da Silvio Berlusconi. La missiva segreta conteneva ciò che l’Italia doveva fare per stabilizzare “la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani” ed era stata redatta in seguito al vertice dei capi di Stato e di governo dell’area-euro del 21 luglio 2011 che imponeva a tutti i Paesi dell’euro di “onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali”. Draghi e Trichet, nella lettera indirizzata a Berlusconi, avevano altresì evidenziato che “il governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti”. Per questo, i due boss della Bce auspicavano che il governo varasse urgentemente misure significative ed “essenziali”.

Il contenuto della lettera Draghi-Trichet

1) Vediamo l’esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione.

a) Le sfide principali sono l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro. È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.

b) C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.

c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2)Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.

a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.

b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.

c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.

Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto-legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.

3) Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.

Il ruolo di Draghi nel “golpe” Monti

Questo documento non fu recepito completamente dal governo Berlusconi nella successiva “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria”. Successivamente, trapelò da intercettazioni della National Security Agency americana (poi diffuse da Wikileaks) che durante un incontro Angela Merkel e Nicolas Sarkozy del 22 ottobre fecero pressioni “sul primo ministro (Silvio Berlusconi) affinché annunciasse forti e concrete misure e affinché le applicassero in modo da dimostrare che il suo governo è serio sul problema del debito”. Il giorno dopo, il 23 ottobre, si terrà la famosa conferenza stampa, quella in cui alla domanda “Berlusconi vi ha convinto?” la Merkel e Sarkozy risposero con sorrisetti ironici a favore di telecamera. Venti giorni dopo Berlusconi viene “invitato” a dimettersi e al suo posto l’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nominerà Mario Monti, lo stesso che poi percepirà in modo perfetto e senza battere ciglio il diktat “strettamente confidenziale” del duo Draghi-Trichet.

I tagli alla sanità

L’uso di indicatori di performance nel sistema sanitario determinerà i noti tagli e il definanziamento alla sanità pubblica avvenuti nell’ultimo decennio, che hanno portato alla cancellazione di 70 mila posti letto, a causa della chiusura di ospedali che sono calati dai 1165 del 2010 ai circa 1000 del 2017, alla sottrazione di 37 miliardi di euro al Servizio sanitario nazionale e alla riduzione del 6 per cento del numero dei medici. La recente operazione simpatia di Mario Draghi non può di certo cancellare il fatto che fu lui il mandante dell’impoverimento della sanità pubblica italiana, che ha contribuito alla mattanza di connazionali infettati dal coronavirus.

Francesca Totolo

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