La Lega manca l’impresa ma in Emilia è il primo partito

Matteo Salvini aspetta la prima proiezione, poi a mezzanotte e un quarto si materializza a Bologna davanti a una selva di microfoni.

Il campione raccolto dal consorzio Opinio Italia è esiguo, solo il 6 per cento, ma tira aria di sconfitta: Stefano Bonaccini è avanti, al 48,2 per cento, Lucia Borgonzoni è dietro, al 45,9. Solo due punti virgola tre di distacco, ma i numeri non contraddicono gli exit poll che danno di nuovo Bonaccini primo, con un margine rassicurante sulla sfidante di 4 o 5 punti.

E allora il leader della Lega prova a interpretare a quell’ora insolita, schivata di solito dai leader, gli umori di chi l’ha seguito in questa campagna forsennata: «È stata una cavalcata eccezionale. Sono orgoglioso e sono emozionato perché a quest’ora della notte la partita è ancora aperta».

In realtà il centrosinistra sembra aver respinto l’assalto della Lega, anche se in termini assoluti la coalizione di centrodestra sembra avere più voti: 47,3% contro il 45,7%. In una competizione muscolare e bipolare fra Pd e Carroccio, con i Cinque stelle vaso di coccio dalle percentuali disastrose: il 4,3 secondo la proiezione di Opinio Italia. «A Roma qualcosa cambierà», ironizza Salvini, salutando i giornalisti, Si chiude cosi una giornata interminabile: l’affluenza che si gonfia come un fiume in piena. Sessanta per cento a Modena, Bologna, Ravenna alle 19, poco meno nelle altre province. Più del 67% alla chiusura dei seggi. Code ai seggi e percentuali quasi doppie rispetto al modesto 37,7 per cento della precedente tornata. Queste folle sbucate dal disincanto dei nostri tempi avranno premiato l’assalto della destra salviniana o la resistenza delle Sardine? È la domanda che per tutto il giorno agita sondaggisti e analisti. Gli esperti sono prudenti e abbottonati, temendo uno scivolone. Alle 23 in punto Bruno Vespa legge il primo exit-poll portato da Antonio Noto del consorzio Opinio Italia: Bonaccini è in testa, accreditato fra il 47 e il 51 per cento; la forchetta della Borgonzoni è fra il 44 e il 48 per cento. Lontanissimo Simone Benini, bandiera dei Cinque stelle, fermo fra il 2 e il 5 per cento. E mezz’ora dopo, la tendenza delineata si conferma: 48-52 per Bonaccini contro 43-47 per Borgonzoni. Il distacco sale, le forchette non si sovrappongono più. Game over.

Alla fine potrebbe rivelarsi decisivo il voto disgiunto, martellato con accanimento dalle Sardine che si sono rivolte in particolare alla platea dei votanti Cinque stelle, invitandoli ad abbandonare al suo destino Benini.

Il dato che in effetti emerge clamoroso dalla consultazione è la debacle dei grillini. Una sconfitta annunciata, per carità, ma che sembra trasformarsi in una disfatta. Un tonfo che mette a rischio la sopravvivenza dei pentastellati nella regione in cui sono nati nel 2007. Oggi hanno vinto le Sardine, con il ritorno a casa, a sinistra, di molti elettori delusi.

Forse, sono proprio quei voti «pentiti» ad aver arginato e infine bloccato la cavalcata apparentemente inarrestabile della destra. In particolare di quella leghista.

L’anno scorso, alle europee, la Lega aveva raggiunto uno stratosferico 33,8 per cento, togliendo al Pd, inchiodato al 31,2 per cento, una vittoria quasi scontata per settant’anni.

Ora gli equilibri si sono di nuovo modificati. Il fortino rosso, sul punto di cadere, non è stato espugnato. Ma la Lega sarebbe ancora il primo partito con il 31,7 contro il 31, 3 del Pd. Dietro di un’incollatura. Poi ecco Fratelli d’Italia al 9,7 quasi il doppio dei Cinque stelle. Fermi ad uno striminzito e malinconico 5,2, con il rischio di non entrare in Consiglio regionale. Ancora più in basso Forza Italia che è intorno al 3%.

il giornale.it

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