Anche Dessì contro la Trenta: “Anch’io ho una vita sociale ma vivo in 50 metriquadri”

“Anche io faccio una vita di relazione, ma vivo in 50 metri quadrati”. A sottolinearlo è Emanuele Dessì, senatore del Movimento 5 Stelle, commentando la vicenda dell’assegnazione di un alloggio al marito dell’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.

Ieri era esplosa la polemica, dopo la rivelazione dell’assegnazione di un appartamento di servizio, non ancora lasciato libero dalla grillina Trenta, dopo la fine dell’esperienza di governo. E non erano bastate le spiegazioni dell’ex ministro della Difesa, che sosteneva la legittimità nell’occupazione di quella casa. Infatti, l’alloggio era stato assegnato “ad aprile 2019. Quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento; termine ancora non scaduto”. Inoltre, “mio marito è ufficiale dell’Esercito italiano con il grado di maggiore e svolge attualmente un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato”. E, per evitare di far spendere allo Stato ulteriore denaro per il trasloco, al marito pentastellata era stato riassegnato lo stesso alloggio.

La difesa della Trenta, però, non ha convinto i 5 Stelle, che sarebbero stati all’oscuro di tutto. Il leader Luigi Di Maio, infatti, aveva incalzato la donna a lasciare la casa. Poi, aveva aggiunto, “se il marito ufficiale dell’Esercito ha diritto all’alloggio può fare una domanda e sono sicuro che ne avrà diritto, quindi potrà accedere all’alloggio come tutti gli altri ufficiali dell’Esercito”.

Sul caso, ora, interviene anche il senatore grillino Emanuele Dessì. Della casa della Trenta, afferma, “onestamente non me ne frega niente, deciderà lei se è più importante l’opportunità politica o stare a questionare su chi aveva torto e chi ragione”. La vicenda, però, da molti è stata accostata all’episodio della casa popolare di Frascati, in cui vive il senatore Dessì. Lo scorso anno, infatti, era scoppiata una bufera, sollevata dal quotidiano Repubblica, secondo cui il grillino avrebbe abitato “in una casa popolare, di proprietà dell’Ater, ricevuta in affitto dal Comune di Frascati, pagando un canone irrisorio: 7,75 euro al mese, pari a 93 euro l’anno”.

“Mi dispiace essere come al solito tirato in ballo a sproposito- ha commentato ad Adnkronos il senatore- perché io non credo sia la stessa cosa detenere un appartamento popolare con pieno titolo da anni, come ho ampiamente dimostrato, forte della sentenza di un Tribunale, e prendersi un appartamento approfittando in qualche modo della propria posizione… perché se il marito della Trenta aveva diritto, poteva fare domanda prima”. In ogni caso, specifica di non essere interessato alle azioni dell’ex ministro Trenta. “Mi dispiace che come al solito viene fatto un ‘minestrone’ per infangare il M5S quando ci sono casi diversi, come quello della Taverna, con una madre vedova in un appartamento al Quarticciolo”. Infine, per convincere maggiormente dell’inesistenza di somiglianze tra il suo caso e quello della Trenta, specifica: “Io ho un appartamento di 50 metri quatri del 1945, al terzo piano senza ascensore, dove viviamo in cinque. Non ho bisogno di un appartamento di rappresentanza di 200 metri quadri a San Giovanni, anche se pure io faccio una vita di ‘relazioni’…”.

il giornale.it

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