Lite su Radio Radicale Il Pd alla fine la spunta I 5s: basta mangiatoia

Roma Plastica, fumo, cartine, bancomat. C’è un po’ di tutto nella manovra, ci sono persino le tasse sullo zucchero e sulla fortuna, ma è sugli otto milioni l’anno per allungare al 2022 la convenzione con Radio Radicale che M5s decide di battere i pugni.

Ore di scontro a Palazzo Chigi, fino al compromesso serale: via libera alla proroga, ma dal 2020 l’appalto verrà assegnato con gara. Di Maio si sente vincitore: «È finita la mangiatoia, pure loro assaggeranno il mercato». Da quarant’anni, in mancanza di alternative, l’emittente svolge un vero servizio pubblico, trasmette dirette parlamentari, congressi e lavori delle commissioni, manda un onda pure udienze di processi. E ai grillini, che non sono certo dei campioni della libertà di informazione, il sostegno non piace. «Una porcata», si legge sul blog delle stelle. «Quei fondi diamoli ai terremotati», dice Di Maio. «Destiniamoli ai vigili del fuoco», suggerisce Carlo Sibilia. «No, alle forze dell’ordine, che rischiano la vita per noi», propone Vito Crimi, l’ex sottosegretario con delega all’editoria, il panzer che ha già tentato di chiudere la radio, un vero specialista nella demolizione dei giornali.

Prima di entrare al vertice di maggioranza, il ministro degli Esteri annuncia che terrà duro. «La bozza è da rivedere. Negli anni la radio ha avuto 250 milioni, che fine hanno fatto?» Subito dopo, il sito ufficiale pentastellato si scatena, apre un sondaggio, chiede ai militanti di invadere il web con mail di protesta. «Qualcuno ha proposto di finanziare Radio Radicale, privata, con i soldi delle tasse dei cittadini. Faremo di tutto per bloccare in Parlamento questa porcata. I partiti, da destra a sinistra, sono d’accordo, noi siamo diversi». Soprattutto, sono soli. E neanche uniti: la senatrice Sarli «non condivide».

A fare muro il Pd, che con Martella al posto di Crimi ha il controllo dell’editoria. «Quei fondi non si toccano», dice Alessia Morani. «In casa M5s rispunta il riflesso pavloviano contro Radio Radicale», aggiunge Filippo Sensi. Per Roberto Rampi «le dichiarazioni di Di Maio, che mischia il pluralismo con la sofferenza dei terremotati, sono vergognose». E il capogruppo Andrea Marcucci: «L’emittente è viva e il Movimento, che voleva chiuderla, ha già perso. Di Maio se ne faccia una ragione». Per Luigi Marattin, Iv, «la convenzione non è in discussione».

Ma anche l’opposizione, a partire da Forza Italia, è d’accordo con la proroga. «Cinque stelle fanno come al solito una battaglia dì retroguardia – sostiene Anna Maria Bernini – Ma questo sciacallaggio, nell’anniversario del sisma in Umbria, gli si ritorcerà contro». Maria Stella Gelmini parla di «parole indegne di Di Maio: se il governo non ha trovato risorse per i terremotati non è che si possono togliere i soldi a Radio Radicale, stanziamento già votato dalle Camere». Per Matteo Salvini «sarebbe un peccato cancellare un patrimonio così importante quando ci sono spazi di recupero sulla tv pubblica». E da Fdi sono pronti a una battaglia in aula. «Dagli anni 70 – spiega Federico Mollicone – è una voce di libertà e pluralismo, un bene per la democrazia».

il giornale.it

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.