Effetto Boldrini

Qualcuno un giorno lo studierà, facendone un caso esemplare per la psicopatologia. Sarà citato in tutti i manuali, e lo chiameranno “effetto Boldrini”. Quel fenomeno psicologico per cui una sola donna, d’aspetto gradevole, di modi pacati ma decisi, d’eloquio fine venato d’ironia, il cui lavoro per anni è stato richiamare l’attenzione sugli ultimi del nostro mondo (che fossero migranti, donne, emarginati), scatena al suo solo apparire l’aggressività, l’antipatia contundente e in generale tutta la potenza di fuoco degli odiatori da tastiera, il cui profilo è efficacemente compendiato dal personaggio di Napalm51 (una grande invenzione di Crozza): ignoranti, pronti a dare credito alle bufale più grossolane, intimamente misogini, covatori di violenza.

E’ un fenomeno al quale abbiamo assistito di continuo, in questi anni, che ha avuto il suo picco nella bambola gonfiabile agitata sul palco da quel vicepremier tanto preoccupato di mamme e bambini e della sicurezza degli italiani, ma che si verifica pressoché ogni volta che l’onorevole Laura Boldrini s’affaccia sulla scena.

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