SELVAGGIA LUCARELLI NEI GUAI: ARRIVA LA BATOSTA

Lei è una delle blogger e giornaliste più note del nostro Paese. Stiamo parlando di Selvaggia Lucarelli, la quale finisce sempre al centro dell’attenzione quando rilascia delle dichiarazioni. Una personalità che attira su di sé sia antipatie che simpatie.

In questi giorni purtroppo il suo nome sta facendo il giro di tutta Italia in quanto è stata accostata al decesso della ristoratrice Giovanna Pedretti, trovata senza vita nel fiume Lambro dopo aver risposto ad una recensione di un cliente che la accusava di averlo messo a sedere dinanzi ad una tavolata di gay e persone disabili.

La signora aveva risposto per le rime e aveva raccolto il plauso della Rete, la vicenda era poi finita in pasto ai giornali di tutta Italia. Ma il fidanzato della Lucarelli, Lorenzo Biagiarelli, aveva commentato la vicenda insunuando che quella recensione e la stessa risposta della donna fosse simile ad un’altra apparsa tempo in Rete.

Trecentoventimila euro di danni. Tanto dovrà versare Selvaggia Lucarelli  a Claudio Foti se andrà a buon fine la causa civile contro di lei avviata davanti al Tribunale di Torino. Lo psicologo assolto in appello dopo una condanna in primo grado nella vicenda sui presunti illeciti a Bibbiano, chiede il risarcimento per nove articoli firmati dalla Lucarelli, usciti su due quotidiani, per la diffamazione e la lesione della sua identità professionale; il terapeuta sarebbe infatti finito “nell’angoscia di doversi confrontare con illazioni, pregiudizi, calunnie generate da parte di una delle influencer più famose d’Italia”.  

Tra i passaggi considerati diffamatori, rivela l’Agi che ha letto il documento, ce n’è uno in cui Selvaggia Lucarelli fa riferimento al ruolo di Foti nel suicidio di quattro persone avvenuto nel 1996 a Sagliano Micca, in provincia di Cuneo, durante il processo in cui erano accusate di pedofilia: “Quella botola, le perquisizioni lo accertarono, non esisteva”, ha scritto in un articolo di Lucarelli. “Eppure la sua esistenza fu segnalata al pm dell’epoca attraverso un fax con su scritto ‘urgente’ proprio di quel Claudio Foti del Centro Studi Hansel e Gretel, oggi rinviato a giudizio per Bibbiano. Nonno, nonna, padre e zio si suicidarono per quelle accuse”. Cosa che contesta Foti.  Il suo avvocato Luca Bauccio sostiene che “la malafede e l’intento mistificante di Lucarelli appare palese”. E così scrive nell’atto che “non solo costei impone al lettore una verità giudiziaria inesistente, non predicabile, ossia l’innocenza degli accusati morti suicidi (il processo non arrivò a sentenza per la morte degli imputati, come ricordato anche dalla stessa Lucarelli nel pezzo, ndr), ma inferisce un collegamento tra il presunto errore che ha portato al suicidio e il dottor Foti. Ciò sulla base di un mero fatto: l’aver trasmesso al pubblico ministero che lo aveva incaricato di sentire il minore un fax urgente con le dichiarazioni raccolte”. 

Secondo l’avvocato, Lucarelli ha alimentato “una vera e propria campagna stampa, un linciaggio mediatico che hanno travolto tutta la sua storia personale e professionale, la sua vita privata, la sua identita’ di stimato psicoterapeuta”. Tra gli articoli per i quali si chiede un risarcimento ce n’è uno in cui Selvaggia mette insieme di versi casi: “Bibbiano, Veleno, Sagliano Micca, Rignano Flaminio e le tante vicende in cui Claudio Foti e i suoi ‘collaboratori’ erano periti e consulenti, sono state soprattutto storie di adulti distrutti, guastati per sempre da accuse infamanti le cui uniche prove della colpevolezza erano traumi estratti dagli ‘ostetrici dei ricordi’”. Nell’atto di citazione la risposta è che Foti “non prese parte all’indagine ‘Veleno’ né come consulente, né come perito, nulla di nulla; in quella di Sagliano Micca il procedimento non conflui’ mai in sentenza giacché i familiari imputati morirono, sicché’ l’indicazione al lettore della vicenda come di un clamoroso errore giudiziario del quale sarebbe stato artefice Foti è una abnorme calunnia”. 

Riguardo al caso di Rignano Flaminio, “Foti”, si legge nell’atto presentato al Tribunale di Torino, “partecipò assieme a decine di consulenti delle parti civili unitamente alle quali ritenne compatibili con le accuse formulate le dichiarazioni del minore. Il gup rinviò a giudizio gli imputati che poi vennero assolti nei successivi gradi. La convenuta pretende con un’operazione del tutto scorretta di far discendere dall’assoluzione l’accusa di essere l’artefice consapevole di errori giudiziari”. La conclusione del legale dello psicologo è che “se la misura della preparazione e della buona fede di un consulente della Procura fosse l’assoluzione o la condanna, di fatto non sarebbe più praticabile la professione, a meno di prestarsi al linguaggio di influencer e improvvisati opinionisti della cronaca giudiziaria”.

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