“Prepararsi ad allerta superiore”. Campi Flegrei, il magma in risalita fa scattare l’allarme

Allarme tra la popolazione, il rischio si fa alto. Nelle ultime ore l ‘ipotesi lanciata dal ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, fa il giro del web alla velocità della luce dopo l’ultima relazione sui Campi Flegrei della commissione Grandi rischi sembra definire il quadro della situazione: i vulcanologi segnalano “l’urgenza di estendere le analisi all’anno 2023”. Sembra infatti che dal 2015 al 2022 sia avvenuta una progressione verso l’alto del magma, e questo porterebbe a determinate conseguenze.

Campi Flegrei, aumenta il rischio eruzione. Zone a rischio, rilevate dalle ultime analisi del sottosuolo e più specificatamente in relazione all’attuale deformazione che porterebbe a una fratturazione della crosta. Stando a quanto si apprende dal testo della relazione sui Campi Flegrei, si sottolinea un coinvolgimento del magma, unitamente al fenomeno di risalita da un serbatoio di 7-8 chilometri di profondità a un altro posizionato a 4 chilometri.

Campi Flegrei, aumenta il rischio eruzione

Campi Flegrei, aumenta il rischio eruzione, scatta l’allarme degli esperti

A detta degli esperti di Vulcanologia e Sismologia, scatta dunque “l’urgenza di estendere le analisi all’anno 2023” in modo tale da “verificare un trasferimento magmatico dal sistema profondo verso quello superficiale”. Infatti, secondo quanto riportato sul verbale: “Non si può escludere che si possano innescare processi quali sismicità significativa, eruzioni freatiche e risalita del magma verso la superficie”.

Campi Flegrei, aumenta il rischio eruzione

“Appare importante promuovere con urgenza una discussione critica su possibili segnali premonitori di tale attività e sulla capacità dell’attuale sistema di monitoraggio di rilevarli, evidenziando la necessità di eventuali implementazioni”, segnalano gli esperti. Nello stesso verbale, infatti, è stato sottolineato il rischio di un “raggiungimento di condizioni critiche tra alcuni mesi o pochi anni”.

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L’esortazione alle autorità sembra dunque essere quella di prepararsi “all’eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore“. L’eventuale fenomeno di risalita del magma in superficie, spiega il Corriere, “dovrebbe poter essere rilevabile dalle reti di monitoraggio geodetico, cioè una rete che sfruttando i dati ricevuti dai satelliti consente di misurare le deformazioni del suolo, con un margine di errore inferiore a 1 centimetro”.

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