“Quei ministri no”. Giorgia Meloni, rivolta degli alleati sulla composizione del governo

La strada per la formazione del nuovo governo sembra tutta in salita: per Giorgia Meloni lo stop arriva dagli alleati Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Alcuni nomi non sarebbero infatti graditi ai leader di Lega e Forza Italia, mentre sale la pressione sulla premier in pectore a fare presto davanti ad una situazione che si complica ogni giorno. Stamani, in proposito, è intervenuto ai microfoni di Agorà Carlo Calenda che ha spiegato come: “è del tutto evidente che Berlusconi e Salvini, che agiscono insieme, hanno l’idea di indebolire Meloni anziché aiutarla al governo”.


E ancora: “Non sappiamo come la Meloni intende affrontare le promesse che ha fatto, il problema dei costi pubblici, come tamponare il caro bollette. Credo debba farlo rapidamente se no i mercati vedranno che l’Italia è il Paese più fragile e scomposto e parte la speculazione, cosa che sta già accadendo. Meloni deve dire con chiarezza che per alzare le pensioni minime, per la flat tax al 15%, per fare tutte le cose promesse non ci sono i soldi”.

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Giorgia Meloni nuovo governo

Giorgia Meloni, per il nuovo governo spuntano 10 – 12 tecnici


Quindi: “Non si faranno e quello che farà sarà un intervento massiccio per il price cap nazionale. Se non facciamo questo ci perdiamo l’industria manufatturiera e anche le famiglie, non pagando le bollette, manderanno in crisi i gestori. Meloni deve dire che tutte le promesse mirabolanti non ci sono o schizza lo spread”. E difficile sarà arrivare al risultato se la squadra scricchiola prima di partire.

Giorgia Meloni nuovo governo


Sembra infatti che Giorgia Meloni stia pensando di ridimensionare gli alleati di governo. Alcune fonti sostengono che: “Meloni voglia un governo con dieci, forse addirittura dodici tecnici su un totale di venti dicasteri. Che comunque abbia in mente un esecutivo in cui metà dei presenti non abbia tessere di partito in tasca. Tecnici d’area, figure inattaccabili”.

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“Se i numeri hanno un senso – e decurtando le dieci caselle restanti dalle poltrone che spettano a dirigenti di Fratelli d’Italia – allora ai due partiti alleati spetterebbero cinque o sei ministeri politici in tutto. Tre a testa, al massimo. Una miseria, si lamentano. Per tutte queste ragioni, si preparano ad alzare il tiro”. A rendere la situazione ancora più scomoda è che per anni FDI ha criticato la sostituzione dei tecnici al posti dei politici.

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