ZELENSKY, È SUCCESSO NELLA NOTTE: L’ANNUNCIO IMPROVVISO GELA IL MONDO INTERO

Ne sono trascorsi tanti giorni, dal 24 febbraio, data in cui la nostra vita e quella del mondo intero, è stata sconvolta da una notizia agghiacciante: quella dell’inizio dei bombardamenti russi in Ucraina.

I giorni passano e quella che alcuni credevano un’operazione lampo non si è rivelata tale. Lo scorrere del tempo è una conferma di quanto le atrocità in corso sarebbero state più lunghe del previsto.

Perché delle variabili non erano state messe in conto, come la strenua resistenza dell’Ucraina dinnanzi alla Russia e al suo obiettivo di denazificazione del paese. Gli ucraini resistono, nonostante i morti, i feriti, l’assedio, i bombardamenti che hanno raso al suo intere città.

Teatri, ospedali pediatrici, edifici comuni, tutti sono crollati, dinnanzi alle bombe, come se, a crollare, fossero stati dei giochi LEGO, oltre al taglio dell’energia elettrica, dell’acqua potabile e delle linee di rifornimento alimentari e sanitarie.

E la crisi umanitaria si è trasformata in crisi economica, che grava pesantemente anche su noi italiani, messi duramente alla prova da aumenti esorbitanti in bollette, carburante, costo dei beni di prima necessità.

Oggi sono esattamente 130 giorni dal 24 febbraio. Ma cosa sta accadendo? Le forze filorusse hanno annunciato la presa di Lysychansk. “Siamo nel centro della città”, ha detto il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Kiev, al contrario, ha smentito la cosa, rivolgendo una pesante accusa: “Le truppe di Mosca aprono il fuoco con ogni tipo di armi”.

Qualcosa sta cambiando, però, perchè la regione di Sumy, nell’Ucraina nord-orientale è finita sotto una pioggia di missili e l’esercito ucraino ha annunciato il ritiro da Lysychansk, città strategica finita nelle mani della Russia, che dal suo canto ha ovviamente parlato di “grande vittoria”. Il ritiro dell’Ucraina è arrivato dopo settimane di aspri e incessanti combattimenti e questo, ovviamente, a tutto vantaggio di Mosca, perché la città di Lysychans rappresentava l’ ultima grande città nell’area di Luhansk ancora nelle mani degli ucraini.

Purtroppo il presidente Zelensky, che all’inizio aveva negato che la città fosse caduta nelle mani dei russi, ha dovuto tristemente ammettere la realtà ed ora si teme che la Russia possa avanzare su Kramatorsk e Sloviansk. Lo stato maggiore dell’esercito di Kiev ha dichiarato che le forze di difesa dell’Ucraina sono state costrette a ritirarsi per preservare la loro vita.

Mentre continuano ad imperversare i combattimenti, Papa Francesco continua, senza sosta, ad invocare la pace in Ucraina e nel mondo, con la speranza di un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano. Un grido di dolore, un invito a tornare sui passi della conciliazione, il suo, sperando che non rimanga inascoltato. Il pontefice, in Piazza San Pietro, ha dichiarato: “Faccio appello ai capi delle Nazioni e delle organizzazioni internazionali perché reagiscano alla tendenza ad accentuare la conflittualità. Il mondo ha bisogno di pace. Non di una pace basata sull’equilibrio degli armamenti, sulla paura reciproca. No, questo non va. Questo vuol dire far tornare indietro la Storia di 70 anni”.

“La crisi ucraina avrebbe dovuto essere – ma se lo si vuole può ancora diventare – una sfida per statisti saggi, capaci di costruire nel dialogo un mondo migliore per le nuove generazioni”, ha aggiunto ancora Bergoglio, che ha concluso così: “Bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale. No a un mondo diviso tra potenze in conflitto, sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano”.

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