Liliana Resinovich, la confessione choc del fratello: l’annuncio lascia tutti di sasso

«Mia sorella è stata uccisa. E il movente è economico». Ha pochi dubbi Sergio Resinovich, il fratello della 63enne triestina Liliana. Per lui la sorella è stata assassinata. L’uomo, in una memoria presentata alla procura, fa anche il nome e un cognome della persona che avrebbe ammazzato la sorella. Resinovich ritiene che l’omicida faccia parte della cerchia familiare.

Si tratterebbe di un mister x che è rimasto totalmente fuori dai radar mediatici. L’atto consegnato ai magistrati, attraverso il suo legale Luigi Fadalti, sarà adesso acquisito dal sostituto procuratore Maddalena Chergia, il pm che indaga sul mistero della scomparsa e della morte della 63enne sparita il 14 dicembre trovata senza vita tre settimane dopo, il cinque gennaio.

LA MEMORIA
Il fratello ritiene impossibile che la sorella possa essersi suicidata. E nella memoria presentata alla procura lo spiega. L’uomo ritiene che la sorella non avrebbe avuto nessun motivo per compiere l’estremo gesto. Liliana, sostiene il parente, stava bene da un punto di vista psicologico. Inoltre, nella remota ipotesi che si fosse suicidata, avrebbe lasciato qualcosa di scritto per lui e per la sua nipote a cui era molto legata.

E allora per Sergio lo scenario sarebbe totalmente diverso. Intanto si tratterebbe di un omicidio e non di suicidio e il movente sarebbe economico e non passionale. Quest’ultima è stata la prima pista, mai del tutto abbandonata, da parte degli inquirenti. Ci sarebbero della ragioni di rivalsa. Qualcuno che, secondo il fratello della vittima, sperava in un sostegno economico mai ottenuto da parte di Lilly. Un prestito economico che poi non avrebbe ricevuto.

Adesso, però, la memoria depositata in procura apre ad una nuova pista mai battuta dagli investigatori. Sergio Resinovich ha richiesto alla procura di controllare l’appartamento di questo mister X. Intanto gli inquirenti attendono gli esiti dell’esame tossicologico e gli accertamenti di natura biologica che sono stati effettuati su vari reperti tra i quali gli indumenti intimi che indossava la donna al momento del ritrovamento, un guanto nero in tessuto elastico, una mascherina chirurgica, i sacchi neri e i due sacchi in cui la 63enne aveva la testa infilata.

LA PROCURA
La memoria, che adesso fa parte del fascicolo del pm, segue un analogo documento che nei giorni scorsi era stato depositato da Claudio Sterpin, amico di Liliana. Anche per Sterpin la sessantatreenne non si sarebbe suicidata. Nella missiva l’uomo avrebbe indicato tre nomi di persone che potrebbero essere coinvolte, se non protagonisti, nella morte dell’amica Liliana. «Una ricostruzione personale di come secondo me sono andate le cose», è quanto avrebbe detto Sterpin.

Intanto Sebastiano Visintin, il marito di Liliana, continua a dirsi sereno e tranquillo, perché non ha nulla a che fare con la tragica storia della morte della moglie. Nei giorni scorsi ha detto: «Sono estraneo a questa vicenda», ma «la mia vita è rovinata: non ho più Lilly». «Diverse persone al funerale non mi hanno dato neanche la mano. In tanti si sono rivolti contro di me, mi sono sentito infangato», aveva detto Visintin dopo le esequie della moglie.

Ad oggi per la morte di Liliana non risultano indagati: l’11 gennaio è stata eseguita l’autopsia, sul corpo trovato in due sacchi neri tra la vegetazione del parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste, che non ha sciolto tutti i nodi relativi alle cause della morte. Inoltre il fascicolo è stato aperto, da parte del sostituto procuratore, per il reato di sequestro di persona e non per omicidio volontario.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.