Sabrina Misseri oggi. Cosa fa in carcere (e come è diventata) la cugina di Sarah Scazzi

C’è chi studia, chi lavora in cucina, chi risponde al centralino del call center, chi rigenera macchine per caffè e chi lavora la pelle. Sono retribuiti con la mercede (così si chiama lo stipendio dei reclusi), da poche centinaia di euro e in qualche caso fino a mille euro: denaro che alcuni riservano per sé, altri destinano alle loro famiglie. Tra i detenuti protagonisti dei casi di cronaca nera che hanno sconvolto il nostro paese c’è anche Sabrina Misseri.

Nel 2010 il paese di Avetrana, un comune italiano di poco più di 6mila abitanti della provincia di Taranto, in Puglia, sale alla ribalta per l’omicidio di Sarah Scazzi, studentessa del secondo anno della scuola alberghiera scomparsa mentre raggiungeva l’abitazione della cugina Sabrina Misseri, distante poche centinaia di metri. La scomparsa ebbe un immediato ed enorme risalto mediatico. Il caso, trattato anche a Chi l’ha visto, si ‘chiuse’ nel peggiore dei modi, con il ritrovamento del cadavere nel pozzo di un terreno di proprietà dello zio, Michele Misseri, che confessò di averla uccisa ma poco dopo ritrattò. (Continua a leggere dopo la foto)

A quel punto gli inquirenti iniziarono a lavorare e scandagliare la vita di Sabrina Misseri e della zia di Sarah, Cosima Serrano, sorella della mamma della 15enne. Le due finiscono in carcere. Nel 2017 la prima sezione penale della Cassazione conferma la sentenza di primo e secondo grado (ergastolo) per le due, che oggi scontano la pena nel carcere di Taranto. (Continua a leggere dopo la foto)

“Sabrina – era stata la ricostruzione del movente secondo il procuratore generale – era in uno stato di agitazione e nervosa frustrazione, accusava Sarah di aver contribuito alla fine della storia con Ivano Russo, di aver rivelato dettagli della sua condotta sessuale gettando discredito su di lei e sulla sua famiglia. La madre solidarizza, con un atteggiamento da madre del sud. Ne nasce una discussione in cui Sarah risponde da 15enne, scappa via, ma riescono a raggiungerla per darle la lezione che merita, una lezione evidentemente assassina. Poi danno ordine a Misseri di disfarsi del corpo”. (Continua a leggere dopo la foto)

Sabrina sta scontando la pena ma nel frattempo lavora come sarta. e svolge attività di volontariato per la sartoria istituita nella sezione femminile. Recentemente il Corriere della Sera aveva rivelato che madre e figlia hanno partecipato anche al progetto “L’altra città” in cui le due hanno raccontato la loro esperienza, il loro vissuto e come vedono il loro possibile futuro. Durante l’emergenza coronavirus, Sabrina Misseri, che condivide la cella con la madre Cosima Serrano, ha lavorato nella sartoria del penitenziario cucendo e confezionando mascherine.

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