A scuola tutto giugno. Docenti sulle barricate: “La Dad è vero lavoro”

Recupero del tempo scuola in presenza perso a causa della pandemia. Lotta alla dispersione scolastica.

Estinzione del precariato. Ritorno dello scritto alla Maturità già di quest’anno e infine anche svolgimento delle prove Invalsi: l’unico modo per iniziare a valutare le lacune accumulate nell’ultimo anno.

Impresa titanica quella che si è prefissato il presidente incaricato Mario Draghi, che riporta al centro del programma di governo l’educazione nella sua accezione più ampia proprio nel momento di massima sofferenza del sistema in conseguenza della pandemia.

E francamente la levata di scudi dei sindacati pronti a dire no al ritorno dello scritto alla Maturità e soprattutto ad un eventuale allungamento del calendario scolastico in assenza di dichiarazioni ufficiali del potenziale premier appare quanto meno intempestiva.

Non ci sono dubbi sul fatto che ci sia una necessità di compensare quanto si è perso con la didattica a distanza che ha messo a nudo gravissime diseguaglianze già soltanto nella possibilità di accesso e utilizzo. E che Draghi abbia posto la questione scuola come prioritaria risponde non soltanto ad un’esigenza concreta di tutte le famiglie italiane ma soprattutto alla possibilità di ripresa del Paese.

Draghi ha posto l’obiettivo di recuperare il tempo in presenza. Poi se si articolerà con una riduzione ad esempio dei giorni previsti per le vacanze di Pasqua oppure con un prolungamento delle lezioni scolastiche oltre i termini attualmente previsti non è ancora deciso: si potrebbe anticipare il rientro a settembre o prolungare le lezioni fino alla fine di giugno. Sul tavolo per ora c’è soltanto la necessità di sanare la ferita inferta dalla pandemia all’istruzione dei ragazzi. Eppure i sindacati sono già sul piede di guerra.

«Allungare a prescindere il calendario scolastico significa far credere che con la Dad la scuola ha scherzato. Siamo convinti che c’è bisogno di recuperare per tanti ragazzi che non sono stati raggiunti dai docenti per motivi tecnici e per diversità di condizione socio-economica: per questi casi saranno gli stessi professori ad attivare iniziative di recupero», attacca la segretaria della Cisl scuola Maddalena Gissi, ovvero nessuna imposizione dall’alto ma scelta autonoma da parte delle scuole. Un punto sul quale insiste anche la Cgil. «Il tema del recupero degli apprendimenti esiste ma la soluzione non è il prolungamento del calendario generalizzato, perché ci sono scuole che hanno questa necessità e altre che non ce l’hanno», sostiene il segretario generale Cgil scuola, Francesco Sinopoli.

Possibilista il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. «Se si tratta di un prolungamento relativamente contenuto si può fare, ricordo che il mondo della scuola sta lavorando da settembre, non si può proseguire ad libitum», dice Giannelli che quindi ipotizza al massimo un paio di settimane in più.

Apprezzata invece la volontà di Draghi di intervenire per velocizzare la tempistica di assegnazione delle cattedre nell’ottica di ridurre a zero il precariato. «A settembre tutte le cattedre siano assegnate e i docenti siano in classe dal primo giorno del nuovo anno scolastico», l’obiettivo dichiarato dal premier in pectore. Anche in questo caso la soluzione per i presidi è il rafforzamento dell’autonomia «Diamo alle scuole il potere di assumere, magari attraverso una forma di concorso alleggerita- suggerisce Giannelli- Ci sono 800mila posti di insegnamento e oltre 200mila sono scoperti. Bisognerebbe assumere oltre 200mila docenti».

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