“Senatori a vita? Istituto feudale”. Ma ora il M5S si regge sul loro voto

Il titolo di Repubblica nell’immediato le chiama “frasi choc” citate da Salvini.

Fratoianni (Leu) le definisce “vergognose”. Da più parti si levano voci di sdegno. Anche la presidente Casellati redarguisce Salvini perché “irrispettoso” del ruolo dei senatori a vita. Ma la citazione letta dal leader della Lega ieri al Senato non era composta di parole sue. Quel “‘i senatori vita non muoiono mai o muoiono troppo tardì”, infatti, è scritto nero su bianco in un post del Blog delle Stelle datato 28 agosto 2012. Sembra tanto tempo fa, ma non così tanto.

L’articolo contiene ancora oggi la foto di Rita Levi Montalcini, Giulio Andreotti, Carlo Azelio Ciampi, Mario Monti ed Emilio Colombo. Il titolo è eloquente: “Senatori a vita, praticamente eterni”. A quel tempo il Movimento Cinque Stelle infatti coi parlamentari nominati dal Presidente della Repubblica non volevano aver nulla da spartire (oggi invece ci costruiscono maggioranze). I toni sono durissimi. L’allora new entry veniva chiamata “Rigor Montis”, non proprio un complimento, e il veleno si riferisce al professore della Bocconi divenuto premier nel 2011. Monti, in sostanza, ieri ha accordato la fiducia ad un governo composto da quello stesso Movimento che pochi anni fa lo sbeffeggiava definendolo nominato “per meriti sconosciuti e immunità parlamentare acquisita”.

Scherzo del destino, poi, vuole che ieri sia morto Emanuele Macaluso, da tutti elogiato come un gigante del fu Pci. Prima della seduta a Palazzo Madama l’Aula ha giustamente osservato un minuto di silenzio. Vittoria Casa, grillina presidente della commissione Cultura, ha pure commentato con dolore la scomparsa di un “punto di riferimento per più classi dirigenti”. Peccato che in quello stesso articolo del 2012, il M5S inserisse il povero Macaluso nel calderone (dispregiativo) dei papabili senatori a vita, definendolo “quello della corrente ‘migliorista’ di Napolitano. Cos’è cambiato da allora?

Ai trasformismi gli italiani sono ormai abituati. Dai “voltagabbana” ai “costruttori” il passo è stato breve, così come dal disprezzo verso Monti&co. al governarci a braccetto. Sentite qui cosa dicevano un tempo i grillini: “In Senato pochi voti possono determinare l’esito di un voto di fiducia o l’approvazione di una legge non costituzionale. È già successo. I senatori a vita possono risultare decisivi. È già successo”.Tutto vero. Oggi infatti sono vitali per mantenere in sella il governo Conte, ma non mi pare di aver visto grillini intenti a strapparsi i capelli.

I pentastellati ritenevano addirittura che “l’istituto delle nomina del senatore a vita” sfuggisse “a qualunque controllo democratico”. Andava cancellato. Capito? Non solo. Segre, Cattaneo e Monti, i tre approdati nella maggioranza di Conte, per il (vecchio) M5S risiedono a Palazzo Madama solo grazie ad una “promozione di carattere feudale, baronale, come ai tempi dei valvassini e dei valvassori”. Quasi “per diritto divino”. Tale era l’odio per questo istituto, da affermare che “la vita democratica della Nazione deve essere decisa unicamente dagli elettori”. Se “uno vale uno”, è il ragionamento, il voto di Napolitano (o di Mattarella) deve contare quanto quello del signor Mario Rossi: il PdR non può eleggere a suo piacimento cinque elevati. Giustissimo. Allora facciamo così: Di Maio e Di Battista quei voti di Segre, Cattaneo e Monti non li contino. Facciano finta di non aver incassato la loro fiducia. O forse anche su questo hanno cambiato idea?

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