Fiducia, l’ira del centrodestra: “Ora colloquio col Colle”

154 voti. No, 156. Due voti per Giuseppe Conte sono stati ammessi dopo la visione da parte dei senatori questori delle immagini dell’aula del Senato.

Lillo Ciampolillo e Riccardo Nencini sono risultati assenti alle prime due chiamate e si sono presentati al voto quasi in contemporanea alla chiusura delle votazioni da parte di Maria Elisabetta Casellati. Per un soffio, quindi, Giueppe Conte ha superato la soglia dei 155 voti che quest’oggi si erano posti nella maggioranza come nuovo obiettivo, dopo aver capito di non poter in alcun modo raggiungere i 161, ossia la maggioranza assoluta al Senato. Eppure, Giuseppe Conte non ha vinto: 156 voti a favore, 140 contro e 16 astenuti. E ora il centrodestra si appella al Colle.

Antonio Tajani ha parlato dopo le votazioni: “Non hanno i numeri per governare. Nelle commissioni non potranno far approvare le proposte della maggioranza”.Il vicepresidente di Forza Italia spinge Giuseppe Conte verso il Colle, perché “quando non si ha la maggioranza qualificata il governo è a rischio”. E poi Tajani sottolinea che domani “lo scostamento di Bilancio si approverà solo perchè c’è il centrodestra”. Il numero due di Forza Italia ha annunciato che verrà chiesto un colloquio con Sergio Mattarella.

Matteo Salvini è stato intervistato dal Tg1 subito dopo la chiusura del voto: “Ci rivolgeremo a Mattarella. C’è un governo che non ha la maggioranza al Senato e sta in piedi con chi cambia casacca”. Il leader della Lega chiama a gran voce le elezioni per “dare la parola agli italiani. Gli unici a cui do la fiducia sono gli italiani”. Successivamente, Matteo Salvini è stato intervistato da Bianca Berlinguer e ha commentato anche i voti di Ciampolilo e Nencini: “È un momento di squallore assoluto, quando Conte arriva in aula e dice che ha il governo migliore al mondo ma poi l’Italia è ultima per crescita economica e prima per morti di Covid, quando vai avanti tirando a campare con i senatori a vita e 3 senatori di Forza Italia dimmi tu… L’unica cosa è dare la parola agli italiani. Un Parlamento che usa il var per vedere se un senatore dormiva può gestire la pandemia, o può gestire i soldi del Recovery Fund? Facciamo che siano gli italiani a scegliere un parlamento all’altezza”.

Matteo Salvini è particolarmente critico con quanto accaduto oggi al Senato: “Che schifezza. Che triste pagina. Che tristezza. Per arrivare alla maggioranza promettono poltrone. Per me la coerenza e la dignità valgono di più che le poltrone”. E a proposito della possibilità di un governo di centrodestra, il leader della Lega apre alla possibilità di Giorgia Meloni premier: “In democrazia chi vince ha sempre ragione. E io ho fiducia negli italiani”.

“Rispetto alle premesse e alle speranze di Conte e Casalino, le cose non sono andate come speravano. Sentivo parlare di decine di responsabili ma al netto di casi singoli, dall’altra parte ce ne sono di più, il centrodestra ha mantenuto la sua compattezza e non era scontato. Ho parlato con Salvini, parlerò con Berlusconi. Ora dobbiamo chiedere un colloquio con il Colle”, ha dichiarato Giorgia Meloni a Fuori dal coro, il programma condotto da Mario Giordano su Rete4 al termine delle votazioni. Giorgia Meloni è risoluta nelle sue affermazioni e ribadisce quanto detto anche nei giorni precedenti: “Insieme dobbiamo chiedere un colloquio al presidente della Repubblica, andare a trovarlo per chiedere come intenda affrontare le prossime settimane. L’unica cosa che non si può fare è fingere che tutto vada bene”. Il centrodestra tra ieri e oggi ha perso 3 elementi, due al Senato e uno alla Camera, ma si è mantenuto compatto per perseguire l’obiettivo.

Con Mario Giordano, Giorgia Meloni ha fatto i conti in tasca sui voti al presidente Giuseppe Conte: “Quello che dicono questi numeri è che la maggioranza assoluta al Senato è 161 voti, quello significa avere una maggioranza. Questo governo ne ha 156. Tra i senatori presenti oggi in Aula la maggioranza non vota la fiducia al governo, 157 a 156, non hanno la fiducia di uno dei due rami del Parlamento”. Sugli scenari che si apriranno, Giorgia Meloni è chiara: “Escludo categoricamente l’ipotesi, come ho sempre detto, di far parte di governi insieme alla sinistra. Governi cosiddetti larghe intese o di unità nazionale secondo me non possono dare all’Italia le risposte di cui l’Italia ha bisogno. La tesi di governo a guida centrodestra è quella che sostenevo nel 2018. Si vuole arrivare dopo due anni? Va bene, non è il mio piano A”.

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