Voto di scambio, clientelismo, assunzioni, ricatti e complottismi: in Puglia il PD le prova tutte per vincere

Ma soprattutto c’è la prova plastica che il Pd di Nicola Zingaretti, pur di difendere la propria segreteria, è pronto a girarsi dall’altra parte e a condonare ogni nefandezza al proprio candidato. Ha fatto il giro del web la foto di Michele Emiliano sul palco del teatro Fusco di Taranto che fa sedere di fronte a sé 220 lavoratori di ditte private per firmare contratti di assunzione senza concorso in una società della sanità regionale. Una kermesse a sfondo elettorale sulla pelle dei lavoratori e delle casse regionali, a una settimana dalle elezioni, che Mauro D’Attis, commissario regionale di Forza Italia in Puglia non esita a bollare come «voto di scambio». Ma è solo una delle svariate infornate di assunti dell’ultimo minuto varate dal candidato Pd in campagna elettorale.

L’ultima chicca però è l’annuncio a cinque giorni dall’apertura delle urne di uno stanziamento da 135 milioni grazie a fondi europei da distribuire a 800 giovani agricoltori. Il bando in realtà è un bis, dopo una sentenza del Tar che lo aveva bloccato. Al secondo tentativo, i giudici amministrativi rifilano a Emiliano un secondo stop: «La Regione ha sbagliato la procedura».

E in quest’ultima settimana di campagna elettorale, il governatore che non ha mai smesso la toga da magistrato nonostante i richiami del Csm, sul palco di un comizio a Taranto arriva a disegnare un complotto mondiale contro di lui: «Al mondo ci sono decine e decine di miniere di carbone che qualcuno deve essersi comprato a quattro soldi» e se ora passa la ormai mitologica politica di decarbonizzazione dell’Ilva «vanno a mare miliardi e miliardi di investimenti in tutto il mondo -suggerisce Emiliano serissimo- ed è possibile che qualcuno abbia ricevuto l’incarico in questa campagna elettorale di evitare che l’Ilva diventi a idrogeno». Nello stesso comizio, il governatore auspica che arrivi, per avviare la decarbonizzazione, il metano attraverso il Tap, il gasdotto che lui e l’ala oltranzista dei grillini hanno sempre osteggiato.

Complottismo, sciatteria amministrativa, assunzioni elettorali. Che cosa è disposto a tollerare il Pd pur di tentare la difesa disperata di una poltrona che potrebbe costare la segreteria a Zingaretti? Tutto, a quanto pare. La sola voce di Marco Bentivogli, ex segretario generale dei metalmeccanici Cisl, si leva per denunciare le pratiche di Emiliano, rilanciando l’interrogativo: «Vale tutto per battere le destre?». Incluso il «ricatto sul lavoro di Emiliano», come lo definisce il sindacalista. Il cui intervento però resta senza risposta.

Il Pd, evidentemente, è disposto a tollerare proprio tutto, con la scusa del pericolo «onda nera». Con l’aggravante che il disperato Emiliano, dato dietro a Raffaele Fitto negli ultimi sondaggi pubblicabili, imbarca di tutto pur di recuperare, incluso l’appoggio del sindaco di Nardò Pippi Mellone, già esponente di Casapound. Gli schemi politici in Puglia sono così saltati che Emiliano, il più grillino del Pd, si ritrova contro, oltre a Fitto e al renziano Ivan Scalfarotto, la pentastellata oltranzista Antonella Laricchia, che non ha voluto cedere all’ordine dei vertici M5s di aiutare a Emiliano con il voto disgiunto. Una linea che ha permesso a Dibba di denunciare la pratica da Prima repubblica. È peggio del 1948.

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