Pietro Senaldi e la tentazione di Conte: “Ha fatto fare a Ricciardi il lavoro sporco, perché vogliono rinviare le elezioni”

Il governo si presenta all’esame di riparazione di settembre senza aver fatto i compiti. I ministri sono in vacanza, più salgono i numeri dei contagi e meno si sa cosa essi stiano facendo e cosa abbiano escogitato per far ripartire il Paese in sicurezza. Probabilmente nulla, perché il regno di Conte si fonda sull’incertezza e sulla paura, alimentate dalla voluta vaghezza e mancanza di programmazione, con tanti saluti alle raccomandazioni di Draghi, che i giallorossi hanno applaudito per archiviarlo meglio. Ogni giorno l’esecutivo aumenta l’allerta epidemia, senza però mai dire quante persone sono in ospedale e rischiano di morire per il Covid. Anche qui, probabilmente molto poche, perché, come ci disse lo scienziato Remuzzi tre settimane fa, il virus si trasmette più facilmente ma fa meno male. Malgrado il governo cerchi di complicarla, la realtà è semplice. La Azzolina non è pronta a riaprire le scuole, visto che l’idea di mettere in quarantena le classi al primo contagiato è garanzia che l’anno non si svolgerà regolarmente. Perciò il premier ha mandato avanti un consulente scientifico a dire che la scuola è a rischio se i ventenni, che non ci vanno più, escono troppo la sera. Poi tutti insieme appassionatamente smentiscono, atteggiandosi a supereroi dell’istruzione; intanto hanno fatto passare il concetto che le aule possono restare chiuse o chiudere poco dopo la riapertura e trovato il capro espiatorio per quando si rimangeranno la smentita. Il primo sasso lo ha lanciato, tre giorni fa, Agostino Miozzo, del Comitato Scientifico che fa da consulente a Palazzo Chigi. Ieri, di buon mattino, è arrivato il secondo carico. L’ineffabile Walter Ricciardi, anche lui nella lista dei tecnici prêt-à-porter di Conte, ha dichiarato che «se la circolazione del virus aumenta sono a rischio la riapertura delle scuole e il voto per le Regionali di settembre». Investito dalle proteste del centrodestra che, pur assopito nel torpore estivo, gli ha chiesto se non fosse per caso impazzito, il consulente del governo ha tentato la retromarcia: «Non mi riferivo all’Italia, ma ad altri Stati, come Spagna e Croazia, dove i contagi sono incrementati». Peccato che né a Madrid né a Zagabria siano previste elezioni e che comunque, per quanto Ricciardi abbia un’alta stima di se stesso, i due Paesi di cui sopra non andranno certo da lui a chiedergli il parere sulla riapertura le scuole. L’uscita del tecnico è servita però a fissare un paletto: se a settembre in Italia ci saranno tanti positivi quanti oggi in Spagna, il governo potrà far slittare le elezioni, sostenendo che lo aveva detto un mese prima, in tempi non sospetti. Beati i giallorossi, che sanno trovare sempre chi fa per loro il lavoro sporco.

Lavoro sporco – Le prossime amministrative infatti rischiano di rivelarsi un bagno di sangue per la maggioranza giallorossa. Si vota in sei Regioni e la sinistra ne controlla 4, ma la sera del 21, dopo il voto, potrebbero dimezzarsi, se non addirittura ridursi a una sola. È vero che si tratta di elezioni locali e probabilmente Conte non schioderebbe neppure se Mattarella lo pregasse in ginocchio di farlo, ma è innegabile che per la maggioranza si tratterebbe di una sberla pesante che nessuno ha voglia di prendere e dalle conseguenze incerte. Per evitare il peggio, il premier ha chiesto a M5S di sostenere i candidati Pd nelle Regioni, ma i grillini non ci stanno, malgrado giusto una settimana fa abbiano scomodato i propri elettori con un sondaggio nel quale chiedevano il permesso di allearsi ai dem sul territorio. Gli interpellati hanno acconsentito, tuttavia il Movimento per ora non si è mosso in tal senso. Un po’ perché ormai è tardi e Grillo già ha i suoi candidati, molto perché Cinquestelle ha tanto da perdere e poco da guadagnare a sostenere gli amministratori piddini senza il tempo di concordare adeguate contropartite.

Francia, Polonia, Usa – Ecco che, all’indomani del mancato accordo su un candidato comune in Puglia e nelle Marche, Ricciardi se ne esce con questa frase sibillina ma così funzionale agli interessi di chi gli chiede la consulenza. A chi crede che in Italia ci sia ancora la democrazia può sembrare un ragionamento fazioso, ma il guaio di questo Paese e dei suoi cittadini è che hanno la memoria corta. Il rinvio delle urne, che se lo annuncia Trump che ha cinque volte i nostri morti è un golpe, Conte e i suoi lo hanno già fatto, meno di due mesi fa, quando i governatori di centrodestra di Veneto e Liguria, Zaia e Toti, chiedevano di votare, essendo già passata la scadenza naturale del loro mandato. I contagi erano più bassi di adesso ma il governo impedì la consultazione con la scusa del Covid-19, come mesi prima non consentì all’Emilia-Romagna di andare al voto in autunno, quando Salvini aveva il vento in poppa, facendo slittare le urne a gennaio, data su cui puntava il governatore uscente Bonaccini. La Francia ha votato a giugno, subito dopo la chiusura totale, la Polonia lo ha fatto poche settimane fa, gli Usa, la nazione più colpita dal Covid-19, lo faranno a novembre. Quanto a noi, si accettano scommesse. I presagi non sono buoni. A questo punto inizio a domandarmi cosa si inventeranno i giallorossi tra due anni e mezzo, per far saltare le Politiche del 2023, se mai l’Italia ci sarà ancora.

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