Convegno coi virologi in Senato. La scomunica su chi partecipa

L’immagine-fake da tempo circola sul web: l’«Album Virologi» con le «figurine Panini» di tutti i «campioni» (veri e presunti) che, dall’inizio del «campionato» Covid-19, sono in lizza per aggiudicarsi lo «scudetto» della visibilità mediatica.

Per conquistare il trofeo, i presunti «esperti» non si fanno scrupolo di dire tutto e il contrario di tutto. Smentendosi reciprocamente. Gli italiani, ormai da mesi, assistono alle quotidiane «sfide» che hanno ottenuto come unico risultato far perdere credibilità alla scienza.

La politica, per un certo periodo, è stata alla finestra, fidandosi dei «fuoriclasse» in camice bianco, ma poi, quando ha capito che pure tra medici e ricercatori regnava la confusione, ha iniziato anche lei a dire la sua; dividendosi in «squadre» e cominciando a «tifare» ognuno per il proprio «club» di appartenenza.

Senza contare che già alcuni virologi che grazie al coronavirus sono diventati volti popolari, stanno già pensando di mettere a frutto la loro «celebrità» presentandosi alle prima possibile tornata elettorale. Per informazioni, rivolgersi all’epidemiologo Pierluigi Lopalco, novello candidato per il centrosinistra a Bari con la lista civica del presidente Michele Emiliano.

Sta di fatto che ora perfino un convegno può trasformarsi in «derby». Emblematica l’aria da «ultrà» alla vigilia dell’incontro su «Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti» organizzato da Matteo Salvini per lunedì 27 luglio in Senato. Risultato: rissa tra virologi di opposte fazioni. Roba da Daspo, più che da giuramento di Ippocrate. «Giammai si usi la scienza a fini elettorali», ammoniscono i capi della «curva» del Patto trasversale per la scienza (Pts), minacciando l’espulsione di chi aderirà al dibattito incriminato. E già fischiano le orecchie ai partecipanti: Armando Siri, Vittorio Sgarbi, Alberto Zangrillo, Matteo Bassetti, Maria Rita Gismondo, Giulio Tarro, Massimo Clementi e molti altri. Alla «partita» era stato invitato pure Guido Silvestri che però, appena letti i nomi «Salvini» e «Sgarbi», si è messo in «fuori gioco». C’è però chi si rifiuta di sottostare al diktat in stile-Minculpop del Pts.

Massimo Clementi, ad esempio, è andato giù duro: «Sono sempre stato una persona libera e non ho necessità di suggeritori. Se questa mia partecipazione darà fastidio a qualcuno, mi dimetterò dal Pts, seguendo quanto già deciso pochi giorni orsono dal collega Matteo Bassetti». Ma la dirigenza del «Patto» insiste: «No a iniziative in chiave chiaramente politica che vedano come guida o contributori soggetti che sono stati oggetto di querela o di diffida da parte del Pts, proprio per le pericolose posizioni antiscientifiche espresse durante l’epidemia».

Al momento la «gara» di lunedì prossimo è confermata. A porte chiuse, ovviamente.

il giornale.it

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