“Il Covid è cosa di Allah”. Arrestato l’estremista che dava lezioni sull’Isis

Faceva propaganda sui social ai terroristi dell’Isis l’uomo che è stato arrestato dai carabinieri del Ros la scorsa notte con l’accusa di apologia e istigazione all’adesione all’Isis, aggravato dalla minaccia internazionale e dal proselitismo nei confronti dell’Isis e dalla diffusione delle dottrine pericolose tramite internet.

Secondo le accuse istigava i propri interlocutori ad abbracciare il jihad globale contro tutti gli infedeli.

Faceva propaganda terrositica sui social

Nicola Ferrara, italiano di 38 anni originario di Canosa di Puglia, è stato arrestato a Milano dai carabinieri del Ros nella notte tra martedì e mercoledì 8 luglio. Il Gip del Tribunale di Milano Guido Salvini aveva emesso nei suoi confronti un ordine di carcerazione su richiesta dei pm Alberto Nobili, Piero Basilone e Leonardo Lesti. Secondo quanto emerso, Ferrara condivideva su diversi social, in particolare Facebook e Soundcloud, immagini, video e documenti che inneggiavano le violenze commesse da terroristi.

“Il Covid è una cosa di Allah, positiva”

Anche l’emergenza Covid-19 è entrata a fare parte della propaganda terroristica portata avanti dal 38enne. L’arrestato infatti scriveva che il coronavirius è “una cosa di Allah, una cosa positiva” perché la popolazione sta dando di matto e per coloro che non sono musulmani tutto ciò che è vietato adesso non possono farlo. Si riferisce ad alcuni vizi quali andare in giro, bere, fumare, che secondo Ferrara caratterizzano il nostro stile di vita. Questo il contenuto di una conversazione intercorsa lo scorso 27 marzo, in pieno lockdown, tra l’indagato e un suo conoscente. Ferrara sembra quasi essere felice della pandemia a livello globale e delle norme restrittive adottate in tutti i Paesi. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, attraverso intercettazioni e pedinamenti da parte dei Ros, Ferrara si è trasferito dalla provincia di Barletta-Andria-Trani nel capoluogo lombardo nel 2011 e dopo soli 4 anni era già a un alto livello di radicalizzazione estrema.

Dall’inchiesta sarebbe emerso anche che il 38enne, radicalizzato col nome di Issa, avrebbe frequentato l’associazione culturale Al Nur di Milano, di orientamento sunnita, e, dopo aver contattato due minorenni che pregavano nello stesso centro, avrebbe spiegato loro tesi estremiste. Il cambiamento sarebbe avvenuto in seguito ad alcuni viaggi in Qatar e negli Emirati Arabi. Il culmine della sua radicalizzazione è avvenuto nel 2015, quando lo Stato Islamico, Daesh, era particolarmente pericoloso. Con il passare del tempo il 38enne si è poi convinto ad applicare una tecnica utilizzata nella tradizione islamica per sfuggire a una persecuzione o a un pericolo grave ed imminente, chiamata taqyya. L’uomo l’avrebbe utilizzata per essere ancora meno visibile. Come spiegato dagli investigatori: “La pericolosità dell’indagato è stata avvalorata dal circuito relazionale, sia nazionale che internazionale, particolarmente qualificato, composto da una rete di persone dedite alla sistematica propaganda a favore dello Stato Islamico e dell’esaltazione del Jihad mediante la condivisione di post e commenti sui social”.

Il commento del leghista Grimoldi

L’onorevole Paolo Grimoldi, deputato della Lega, segretario della Lega Lombarda Salvini Premier, ha così commentato l’arresto: “Resta la conferma che delle tante moschee o centri islamici che punteggiano Milano e la cintura metropolitana si continua a sapere poco o nulla”. L’onorevole ha sottolineato che non si conoscono i nomi di chi le gestisce, le sovvenziona, vi predica al loro interno e le frequenta.

“Questo arresto conferma che la jihad c’è anche a casa nostra ed era pronta a colpire se la nostra intelligence e le nostre forze dell’ordine non avessero intercettato questo jihadista che ci siamo fatti in casa. Anche questo arresto conferma che la Lombardia resta l’epicentro di jihadisti e foreign fighter, avendo un numero elevatissimo di moschee e oltre 80 associazioni islamiche riconosciute” ha sottolineato Grimoldi evidenziando il pericolo. Secondo il leghista, per riuscire a debellare il terrorismo fondamentalista islamico non possono essere sufficienti le leggi, ma serve anche trasparenza dalle comunità islamiche lombarde. Cosa che fino a oggi sembra non esserci stata.

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