Bologna, il focolaio arriva fino al centro per i migranti. E trema Fiumicino: già chiusi 2 locali

Il virus è ancora tra noi. Gli esperti non smettono di ripeterlo. Un tam-tam costante, che non suona come minaccia ma come richiesta di usare il buonsenso.

I nuovi focolai in due ristoranti di Fiumicino, nella provincia di Roma, alla Bartolini Corriere Espresso di Bologna e non ultimo in una salumificio di Mantova, dimostrano che la situazione è seria e non bisogna abbassare la guardia. «Il virus è fra noi, circola poco ma settimana dopo settimana dobbiamo analizzare i dati, vedere i focolai e procedere a eventuali chiusure o cambiamenti delle linee guida», ha ricordato ieri il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, sottolineando l’importanza di isolare i positivi e di continuare a fare tamponi. Buone notizie, ieri, da Mondragone: nessun nuovo caso e situazione sotto controllo. Cala la tensione, anche sociale.

Proprio grazie ai tamponi eseguiti venerdì in auto al drive-in di Casal Bernocchi è stato scoperto un piccolo focolaio a Fiumicino con otto positivi. Si tratta dei 2 titolari del locale Bistrò Indispensa, che sono anche gestori del chiosco Spuma sul Lungomare della Salute, di due loro dipendenti e quattro conviventi del paziente del Bangladesh, ricoverato tre giorni fa allo Spallanzani. Si era recato il 22 giugno in ambasciata per motivi amministrativi e pertanto l’indagine epidemiologica verrà estesa anche lì. Sono già 800 i tamponi fatti eseguire dall’unità di crisi della Regione Lazio per cercare di rintracciare tutte le persone che hanno avuto contatti con gli infetti.

Il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ha precisato che al momento nessun cliente dei due chioschi risulta positivo al virus. «Rinnovo l’appello ai proprietari e gestori di locali, stabilimenti e tutte le strutture per cui la misura è stabilita dai decreti – chiede il primo cittadino di Fiumicino – di tenere in maniera scrupolosissima i registri dei clienti segnando nome, cognome e numero di telefono. L’elenco è fondamentale per risalire a tutte le persone entrate in contatto con chi dovesse risultare positivo. Questo permette di intervenire tempestivamente e circoscrivere i casi che emergono».

La Asl RM3 sta proseguendo i controlli e ha deciso di tenere aperto il drive-in di Casal Bernocchi, dove i test sono arrivati a 800, anche nei prossimi giorni. E Montino invita chi fosse andato a Indispensa o a Spuma dal 21 giugno scorso a recarsi al drive-in per essere sottoposto al tampone.

Seria anche la situazione al centro Bartolini di Bologna, dove ieri si sono registrati altri 27 casi e i sindacati chiedono a gran voce la chiusura. Come se non bastasse, due dei dipendenti sono ospiti del centro migranti di via Mattei, che rischia di diventare una bomba a orologeria. Ad aver contratto il Covid sono 74 dipendenti della ditta e 21 tra familiari e conoscenti. Due sono già ricoverati al Sant’Orsola di Bologna. «C’era da aspettarsi questi numeri spiega Paolo Pandolfi, direttore del Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl Se l’azienda Bartolini rischia la chiusura? Saranno prese in considerazione tutte le ipotesi e la decisione sarà presa quando avremo i risultati di tutti i 328 tamponi eseguiti e sarà completata la relazione epidemiologica. Finora tutti i contagi sono concentrati nel settore del magazzino e dello stoccaggio, dove ci sono molti lavoratori non italiani, ma se il fenomeno dovesse allargarsi ad altre tipologie di professionisti, perché abbiamo fatto i tamponi anche agli amministrativi e agli autisti, allora valuteremo insieme all’amministrazione comunale l’ipotesi di sospensione dell’attività». Lega e Forza Italia premono anche per mettere in quarantena obbligatoria tutti i migranti dell’hub di via Mattei e in seguito dismettere il centro, perché le aree di contagio non devono allargarsi a macchia d’olio.

Infine un ultimo focolaio è stato registrato in un salumificio nel territorio di Viadana, nel Mantovano, dove 15 persone tra dipendenti e loro familiari sono stati posti in isolamento e di questi nove sono risultati positivi. Pertanto è stato fatto uno screening a tappeto su tutti i 176 impiegati. «I positivi oggi sono senza alcun sintomo nella maggioranza dei casi e quindi senza un impegno gravoso per il nostro personale sanitario – ricorda Sileri -. E questo accadrà fino a quando il virus non morirà. Niente panico ma trasformiamo la paura in consapevolezza».

il giornale.it

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