Vogliamo un’estate di speranza e non di disperazione: il bonus vacanze è ridicolo


E’ un’estate piena di interrogativi quella che ci aspetta. Bisognerebbe invertire il clima psicologico. Molti italiani hanno seconde case al mare o in montagna e ancora non sanno se e quando potranno raggiungerle. E inoltre il turismo interno dovrebbe avere qualche stimolo più sostanzioso del ridicolo bonus ipotizzato dal governo. Certo, bisogna anche sperare che la situazione medica consenta di rivedere il tema delle distanze che viene gestito con molta ipocrisia.

Su un autobus o in metropolitana la distanza sarebbe di un metro, ma nella realtà non sempre si riesce a rispettare e invece nei ristoranti o in spiagge dicono che servono 4 metri tra una persona e l’altra. C’è quindi la speranza che l’estate ridia un po’ di alimento al nostro turismo, al nostro commercio, anche se la spinta propulsiva che era rappresentata dagli stranieri quest’anno non ci sarà.

Tutti si muoveranno meno, ma si può creare un clima diverso se anche le attività commerciali potranno svolgersi in condizioni meno vessatorie, senza gli atteggiamenti da aguzzini finora registrati. Anche alcuni grandi gruppi pubblici dovrebbero dare segnali di speranza. Se le Poste o l’Enel che hanno bilancio in attivo (sempre che non li abbiano gonfiati per ottenere la conferma dei loro amministratori) ristruttureranno uffici; rinnoveranno il parco veicoli; aggiorneranno la manutenzione della rete, potranno dare lavoro per miliardi di euro sui territori a piccole aziende, ad artigiani, a fornitori. Bisogna obbligare questi enti pubblici ad alimentare questo circuito produttivo. Vogliamo un’estate di speranza e non di disperazione. Ma,  certo, con un governo di disadattati è più facile portare il Paese alla disperazione. La vera speranza è poterli cacciare per sempre a calci.

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