Silvia Romano, le parole del portavoce della polizia del Kenya: una sostanziale conferma sul riscatto

Sono tanti, tantissimi, i dubbi che aleggiano sul caso Silvia Romano. Primo tra tutti la controversa questione del riscatto: c’è o non c’è stato da parte dello Stato italiano un esporso di denaro per liberare la cooperante milanese in ostaggio dei terroristi somali? A lanciare qualche indizio è Charles Owino, portavoce della polizia del Kenya: “Confidavamo che Silvia fosse viva, non avevamo ragioni per dubitarne perchè bastava vedere le modalità del rapimento. Il gruppo non aveva rapito con lo scopo di uccidere ma di chiedere un riscatto. Non sappiamo però se il riscatto sia stato pagato”, ha riferito al Giornale Radio Rai dopo aver collaborato alla ricerca dei rapitori della giovane in ostaggio per 18 mesi in Somalia.

Secondo le informazioni diffuse da media africani, un team delle forze speciali keniote è stato sulle tracce dei rapitori e ha allargato la ricerca nelle zone interne di foreste in cui operano i miliziani di Al Shabaab e da cui probabilmente la ragazza è passata. Lo stesso Owino ammette che la polizia keniota ha avuto un ruolo, ma spiega che per ora “è un’operazione top secret, è un segreto tra la nostra intelligence e il nostro dipartimento di investigazioni criminali. Non possiamo dire esattamente cosa abbiamo fatto, abbiamo preso accordi col vostro Governo italiano”. Tutto chiaro dunque.

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