I pizzini di Conte al M5s: scudo per il Guardasigilli in cambio dell’ok al Mes

No a un ritorno di fiamma con Matteo Salvini, sì al Mes: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si affida al Corriere della Sera per spedire un doppio pizzino al Movimento Cinque stelle.

La contropartita che il premier mette sul piatto è uno scudo per Alfonso Bonafade, il ministro della Giustizia più bersagliato della storia della Repubblica: «Mi amareggiano alcune illazioni che si alimentano su questa vicenda. Parliamo del ministro (Bonafede) che con il provvedimento sulla corruzione ha sbarrato la porta delle Istituzioni agli appetiti criminali. Continuerà a farlo a testa alta» dice Conte.

Ma non è una difesa a costo zero. Il capo del governo lancia un avvertimento ai Cinque stelle: niente scherzi sulla regolarizzazione degli immigrati e via libera all’adesione (come chiede il Pd) al fondo salva-Stati. Il ragionamento di Conte è semplice: se il M5S continua con il braccio di ferro su Mes e immigrati, l’alternativa porta a un governissimo con Mario Draghi a Palazzo Chigi. E a saltare non è solo la poltrona dell’avvocato del popolo ma anche quella dei ministri dei Cinque stelle. Il primo pizzino è indirizzato alla parte filo-salviniana (da Vito Crimi a Luigi di Maio) nel M5S: «Regolarizzazione per un periodo determinato degli immigrati, che già lavorano sul nostro territorio, significa spuntare le armi al caporalato e agli schiavisti del nostro tempo».

Per Conte, dunque, la proposta del ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova va accolta. Il secondo pizzino è spedito un po’ a tutto il M5S: va cancellato il no ideologico sul Mes. «Stiamo in costante dialogo con la commissione perché venga introdotto il recovery fund di notevoli dimensioni. Le risorse del Mes, del Bei, del Sure da sole sono insufficienti. Sulla nuova linea di credito del Mes sono arrivate parole chiare da parte dell’Eurogruppo. Ora attendiamo i regolamenti attuativi, poi valuteremo in Europa» spiega il presidente del Consiglio in vista di un possibile passaggio in Aula.

Anche perché – spiega il premier il recovery fund potrebbe risultare tardivo e inutile: «Per quel che riguarda l’atteso Recovery fund è necessario che le risorse siano anticipate attraverso un prestito ponte».

La moral suasion di Conte è accompagnata dal Pd. Davide Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, incalza i Cinque stelle: «Del Mes si discute solo in Italia. Ma non dimentichiamo che in quel fondo ci sono già 14 miliardi degli italiani» dice a RaiNews. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia segue a ruota: «Difficile spiegare un no al Mes».

Ma l’incubo di mollare le poltrone produce i primi effetti nel M5S. Il fronte del no al Mes inizia a sfaldarsi. C’è il deputato Cosimo Adelizzi (vicino a Di Maio) che in una recente riunione con il capo politico Vito Crimi ha chiesto di valutare l’ipotesi di un’adesione al fondo salva-Stati. E ieri anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è apparso possibilista: «Se il Mes, per quanto conosciamo in questo momento ma dobbiamo ancora vedere le carte, ha avuto dei miglioramenti è grazie al M5S che ha trasformato questo, che è assolutamente un sistema asimmetrico che non andava bene per affrontare una sfida economica per il nostro Paese, anzi ci avrebbe messo in difficoltà, in un sistema che sembra assumere sembianze diverse» ha commentato ad Agenda su SkyTg24. Sembra che i pizzini di Conte siano già arrivati a destinazione.

il giornale.it

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