Aumenti fino al 400%: la truffa ora si sposta sui guanti in lattice

La grande truffa delle mascherine. L’alta richiesta di dispostivi di protezione individuale, che rientrano oramai a pieno titolo nei prodotti di prima necessità, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi. Dopo l’aumento ingiustificato delle mascherine, le spinte speculative ora si stanno riversando sui guanti in lattice, venduti a confezioni da 100.

Con aumenti che vanno dal 150 al 400 percento. Quello che fino a poco tempo fa costava al massimo 5 euro a scatola, adesso ne costa 12. Le Fiamme Gialle recentemente hanno scoperto anche chi vendeva mascherine in confezioni da 50 pezzi al costo di circa 80-100 euro a scatola, con un rincaro che raggiungeva la cifra massima del 4000 per cento. Il nostro quotidiano in queste settimane si è anche occupato della vendita online di liquido disinfettante per le mani, venduto a prezzi decuplicati.

Il Centro studi nazionale Ircaf, con la costituzione dell’Osservatorio nazionale mascherine e presidi protettivi, ha realizzato la prima Indagine nazionale sulle mascherine nelle farmacie delle città capoluogo di regione. «Con la ripresa della attività produttive e dei servizi serviranno almeno 40 milioni di mascherine chirurgiche al giorno, come prevede un recente studio del Politecnico di Torino – si legge nel documento -. Inoltre, occorreranno i guanti, i termoscanner per la ripresa in sicurezza sui luoghi di lavoro, e i prodotti igienizzanti di protezione individuale. Risulterà difficile soddisfare la richiesta, in particolare di mascherine, stante la grande competizione nel reperimento di tali articoli sul mercato internazionale, e nonostante oltre un centinaio di imprese italiane si siano riconvertite per produrne. Esiste il forte rischio del permanere di comportamenti speculativi che potranno pesare sui bilanci delle famiglie e dell’economia nazionale, pure riconoscendo la positività della scelta di distribuirne gratuitamente operata da alcuni comuni e regioni».

Dall’indagine nazionale realizzata a campione solo il 67 per cento delle farmacie nei capoluoghi di regione hanno in vendita le mascherine chirurgiche monouso. Il resto delle città fatica a reperire il giusto numero di mascherine per far fronte alla richiesta da parte dei cittadini: con punte di eccellenza come a Bolzano, dove si trovano in tutte le farmacie e situazioni limite come a Palermo con appena il 42 per cento delle disponibilità. A Genova si evidenzia una bassissima presenza delle mascherine, da quando ne è stata sospesa la vendita da parte di diverse farmacie in risposta alla ordinanza del Commissario Domenico Arcuri, con la quale è stato fissato il prezzo per tutte la mascherine chirurgiche a 50 centesimi di euro. Un prezzo considerato troppo basso e fuori mercato dagli stessi produttori italiani.

Prezzi mascherine chirurgiche monouso

Il prezzo medio delle mascherine chirurgiche usa e getta ha mostrato forti differenze tra le diverse città. Prima dell’emergenza sanitaria una mascherina chirurgica costava appena 9 centesimi, adesso la media è di 1,59 a pezzo. Ogni città poi applica la propria tariffa. A Torino la media è di 2,22 euro; all’Aquila 2,01; a Venezia 1,99 e ad Aosta 1,95. All’opposto si registrano i costi più contenuti a Trieste con 0,59 centesimi cadauna; 1 euro a Campobasso; 1,14 a Napoli; 1,17 a Firenze; 1,48 a Palermo; 1,50 a Perugia e Genova; 1,51 a Bologna e 1,52 ad Ancona. La differenza di prezzo più ampia fra le città di Torino e Trieste è del 372 per cento.

Prezzi mascherine lavabili


Molto più cara la mascherina di cotone lavabile ma a fronte di un costo più alto, perlomeno si può riutilizzare più volte. L’indagine ha fotografato la presenza sullo scaffale di mascherine chirurgiche lavabili con tipologie “molto eterogenee nelle caratteristiche del prodotto” con un prezzo medio nazionale di 5 euro. Ma anche in questo caso, una mascherina in cotone raramente prima dell’emergenza superava l’euro.

Le mascherine Ffp2 ed Ffp3


Sono le mascherine più ambite con il più alto tasso di filtraggio che va dal 92% al 98% in caso della presenza della valvola, che scende al 70% in caso di assenza della valvola. Le mascherine filtranti senza valvola Ffp2 hanno un costo medio nazionale che si attesta a 7,58 euro l’una. Prezzi molto più alti tra le altre tipologie. Il prezzo più basso risulta a Napoli con 5,55 euro, segue Aosta con 5,85 euro, Cagliari 5,90, Potenza 6,13, Firenze 6,99, Bologna 7,03; all’opposto il prezzo più elevato lo si riscontra a Bari con 9,82 euro, segue Torino con 9,14 euro, Milano 8,24, Palermo 8,21. La forbice fra il costo più contenuto e quello più elevato si attesta al +56%. Raramente offerte le mascherine filtranti Ffp3 dai farmacisti ai cittadini, utilizzate prevalentemente dagli operatori sanitari. Il loro costo si attesta mediamente su 10,56 euro cadauna. Ma si registrano denunce anche di prezzi fuori mercato, come nel caso denunciato da Federconsumatori di una farmacia di Palermo che avrebbe venduto 5 mascherine con filtro a 125 euro.

Le Fiamme Gialle contro i furbetti


In queste settimane le Fiamme Gialle sono state impegnate sul territorio nazionale per far fronte ad atti speculativi di chi cercava di rivendere i Dpi a prezzi molto più alti di quelli di mercato “contrastando possibili speculazioni o insidie alla sicurezza derivanti dalla commercializzazione di materiale non conforme alle norme”. A Palermo, per esempio, il riscontro delle fatture di acquisto e di vendita ha consentito di determinare un ricarico medio ponderato mai inferiore al 165 per cento da parte di un venditore che è stato deferito alla Procura di Palermo per l’ipotesi di reato all’articolo 501bis del codice penale sulle manovre speculative nei confronti delle merci. A Firenze e Prato sono state sequestrate 1,7 milioni di mascherine, di cui oltre 300mila dispositivi di protezione individuale nonché 7200 kit anti Covid-19, tutti i dispostivi erano privi di certificazione e della scheda tecnica sulla conformità. A Milano all’interno di un magazzino sono state sequestrate circa 185mila mascherine e filtranti facciali che hanno portato alla scoperta di aree di stoccaggio di materiale privo di qualunque certificazione europea.

il giornale.it

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.