Ecco il “metodo Conte” e cosa c’è dietro i suoi scivoloni

La strana storia di Giuseppe Conte: da perfetto sconosciuto, si era presentato come l’avvocato del popolo alla guida un governo marcatamente euroscettico: è finito per essere confermato premier di un governo debole, frutto del ribaltone dello scorso agosto, in rappresentanza di due partiti (Pd e cinque stelle), minoranza nel Paese.

Da premier “populista”, l’avvocato è arrivato a evocare – in maniera improbabile – persino Winston Churchill. L’emergenza sanitaria dettata dal Covid-19 lo ha poi reso protagonista di uno show continuo, fatto di conferenza stampa più simii a un talk-show.

Fino all’animato e sconcertante comizio dell’altro giorno, quando lo staff del premier Conte ha escogitato una strategia a suo modo “geniale” e diabolica allo stesso tempo: visto il flop di Gualtieri all’Eurogruppo e le fibrillazioni della stessa maggioranza, l’entourage di Giuseppi ha pensato bene di polarizzare il dibattito politico buttando la palla nel campo degli avversari. Un comizio a senso unico sulla rete pubblica incentrato sul Mes fatto di mezze verità, se non vere fake news: se l’Italia non ha alcuna intenzione di accedere al famigerato Mes, perché quest’ultimo è menzionato nell’accordo raggiunto all’Eurogruppo e firmato anche dal ministro Roberto Gualtieri? Peraltro, la sua accusa nei confronti di Giorgia Meloni e Matteo Salvini è piuttosto debole: come riportano gli atti parlamentari, il Trattato che istituisce il Meccanismo europei di stabilità (Mes) è stato sottoscritto dai 17 Paesi dell’eurozona il 2 febbraio 2012 (governo Monti), in una nuova versione che supera quella sottoscritta l’11 luglio 2011 (governo Berlusconi IV), che però non fu mai avviata a ratifica in un nessun Paese dell’eurozona.

La Lega votò contro sia in sede europea (2011), che in Parlamento (2012). Come ricorda inoltre Giorgia Meloni, nel 2012, poco prima della fondazione di Fratelli d’Italia, “Guido Crosetto denunciava in Aula i pericoli del MES per la nostra Nazione. La verità è questa, come è un dato di fatto che nel 2012 al Governo c’era Monti e che io non votai in Aula il fondo salva-stati”. Lo stesso Crosetto ricorda su Twitter: “Non ci fu dibattito perché a nessuno sembrava una cosa rilevante e perché in quel momento c’era paura di contraddire l’Ee. Il Mes che si approvò allora era totalmente diverso da quello che discussero nel 2011 come evoluzione dell’Efsf”. Infatti, il Fondo salva Stati come lo conosciamo oggi è nato con Monti, come ha ricostruito con estrema precisione l’ex ministro Giulio Tremonti.

Ma nel Conte-talk tutto questo non ha alcuna importanza. Troppo dettagliata e complessa tale ricostruzione degli eventi, l’importante nel metodo Casalino era creare confusione e alimentare il dibattito, alla faccia dell’unità nazionale e del popolo unito contro il coronavirus. Sappiamo, infatti, che il premier doveva per forza di cose spostare l’attenzione altrove dalle sempre più marcate divisioni all’interno della sua litigiosa maggioranza. Come scrive Alessandro Giuli su Libero, questo è il metodo Conte: “piccoli scivoloni e grandi furbizie mediatiche”, come peraltro altri esempi testimoniano. Come a fine marzo quando, sempre per illustrare in tivù modi e tempi delle restrizioni provocate dalla pandemia, riporta Libero, “il presidente del Consiglio aveva detto che quando il genitore va a fare la spesa si può accompagnare a un bambino, uno per volta. La possibilità non può essere l’ occasione per un genitore di andare a spasso e allentare le misure. Concessione subito rientrata di fronte all”allarme degli epidemiologi basiti”. Ma già all’inizio del mese “le premesse dei successivi strafalcioni erano apparse nitide: Palazzo Chigi aveva proclamato tutta l’Italia zona arancione senza coordinarsi con la Difesa e il Viminale per impedire gli assembramenti notturni alla stazione di Milano, e senza premurarsi di assicurare che i supermercati sarebbero rimasti aperti”.

Nulla sembra essere casuale in questa comunicazione ossessiva studiata a tavolino sin nei minimi dettagli. Prima o poi, però, bisognerà dare agli italiani anche un po’ di “sostanza”, altrimenti lo “spin” maniacale si rivelerà del tutto inutile, se non controproducente.

il giornale.it

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