Ue, doccia fredda per Gentiloni e l’Italia

Dopo il “tradimento” della Francia, ecco l’ennesima doccia fredda per il nostro Paese da parte dell’Unione europea. In attesa della riunione di domani dell’Eurogruppo, che si preannuncia essere fondamentale per comprendere non solo la risposta europea al coronavirus e alla crisi economica ma anche per il futuro stesso del progetto europeo, l’Ue appare ancora una volta divisa. In questo quadro, il commissario Ue per l’Economia Paolo Gentiloni ha sottolineato con un tweet l’urgenza di intervenire con misure drastiche. “L’impennata in due settimane dei numeri americani sulla disoccupazione conferma la necessità di reagire subito e in maniera coordinata alle conseguenze della pandemia”, ha scritto l’ex premier, che ha firmato con il collega francese, Thierry Breton, un intervento per perorare l’idea di “un fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine”:

“Sarebbe d’altronde assolutamente possibile – osservano i due – destinare a un tale strumento di finanziamento non convenzionale delle risorse di bilancio e dotarlo di una governance che consenta di evitare qualsiasi moral hazard, in particolare per quanto riguarda l’obiettivo dei finanziamenti che potrebbero essere strettamente circoscritti agli investimenti comuni di rilancio industriale legati alla crisi attuale”.

La Commissione Ue gela Gentiloni e Breton

L’immancabile doccia gelata per la proposta di Paolo Gentiloni e Breton non è tardata ad arrivare. Come osserva il portavoce della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Eric Mamer, rispondendo alle domande dei giornalisti, “non c’è una posizione della Commissione europea” sulla proposta lanciata dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton su un ‘piano europeo per la rinascita. Per il momento, ha sottolineato Mamer, la sola proposta della Commissione sul tavolo è il fondo Sure”. Lo riporta l’agenzia Agi.

“Non c’è una posizione della Commissione – ha detto Mamer – in questo momento ci sono due strade: l’Eurogruppo sta preparando un certo numero di proposte, mentre la presidente della Commissione e il presidente del Consiglio europeo hanno avuto mandato dai paesi membri di preparare un Recovery plan. Sul tavolo c’è il Sure, questa è la sola proposta della Commissione al momento”. Il Sure, è bene ricordarlo, è fondo di circa 100 miliardi di euro finalizzato ad aiutare i paesi europei a sostenere i costi della cassa integrazione. Tuttavia, quei soldi, come sottolinea IlMessaggero, sono un prestito: destinato naturalmente – proprio come il Mes, a prescindere dalla condizionalità, o come le ipotesi di iniziative della Bei – ad aumentare il debito pubblico dello Stato che lo riceve, proprio come i prestiti del Mes.

Non contento dell’ennesima bocciatura, Gentiloni ha di fatto “spalancato” le porte all’accordo sul Mes. Come ha spiegato durante un’intervista concessa via web da Bruegel, think tank europeo con sede a Bruxelles e riportata dall’agenzia Adnkronos, l’accesso alle Eccl (Enhanced Conditions Credit Lines) del Meccanismo Europeo di Stabilità “dovrebbe essere utilizzato per aiutare i Paesi membri dell’Ue a contrastare le conseguenze della crisi provocata dalla pandemia di Covid-19”, a patto che si trovi “un buon accordo”, che consenta di utilizzare questo strumento in un modo “completamente diverso” da come vennero usate durante la crisi finanziaria.

Tremonti e il bluff dell’Ue

L’ex ministro Giulio Tremonti ha smascherato ieri, durante una conferenza online organizzata da Eureca (Europa etica dei cittadini e delle autornomie) e trasmessa in diretta dal Giornale.it (guarda qui il video), il grande “bluff” dell’Ue a danno dell’Italia. L’ipotesi di usare 100 miliardi dal Fondo Europeo? “Sono soldi nostri, dunque i nostri partner non ci danno nulla. Inoltre all’Italia ne arriverà solo una parte e le cifre sono modeste”, dice l’ex ministro. Stesso discorso per le ipotizzate triangolazioni finanziarie che passano per la Banca Europea degli Investimenti: “Mi pare che la Bei abbia già sofferenze proprie e comunque non è fuori dalla logica tedesca, visto che il presidente è tedesco”. Per non parlare del tanto sbandierato Mes, che è “oggettivamente sinonimo di Troika” e “non prevede condizionalità lievi”.

il giornale.it

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