Macron premia Moscovici per aver attaccato l’Italia

Emmanuel Macron non si dimentica degli amici. Soprattutto se uno di questi è Pierre Moscovici, il potente commissario europeo per gli Affari economici e monetari. E così, non deve sorprendere che il capo dell’Eliseo abbia in serbo per lui un posto d’onore: precisamente la Corte dei conti francese. Proprio lui che da ministro delle Finanze con François Hollande chiese uno spostamento dei termini per rispettare i parametri del bilancio nonostante si fosse ammantato del ruolo di falco dell’austerità e dei vincoli di bilancio. Niente di più falso: Moscovici è stato uno dei ministri meno attenti ai vincoli. E lo ha dimostrato anche da Commissario europeo, visto che con Parigi ha chiuso più di un occhio permettendole di sforare ancora una volta il tetto del 3% del deficit.

Come scritto ieri dal quotidiano francese Le Figaro, quest indiscrezione non è una novità assoluta nel panorama politico francese. Molti a Parigi danno quasi per certo uno sbarco di “Moscò” a la Court des comptes dopo la fine del suo mandato da commissario europeo. Anzi, gli incontri fra Macron e Moscovici sono stati parecchi da quando il primo è presidente della Francia e il secondo commissario europeo. Anzi, sempre Le Figaro aveva rivelato a novembre che i due si erano incontrati a cena all’Eliseo insieme ad Alain Juppé e Jean-Pierre Raffarin. Una cena che doveva rimanere segreta. Ma così non è stato. E il fatto che sia arrivata a poche settimane dallo scoppio del caso deficit, con Moscovici che ha difeso Parigi permettendole di sforare il tetto, è un segnale abbastanza chiaro. E probabilmente Pierre ha voluto garanzie dal suo vecchio amico Emmanuel per avere un paracadute a Parigi.

E questi incontri sono stati parecchi. Come riporta Il Foglio, “ci sarebbero stati altri incontri tra il commissario e il presidente francese, molto favorevole ad allargare l”enarchia’, ossia il governo dell’ Ena, la superscuola delle élite da cui entrambi sono usciti. Incontri durante i quali Moscovici avrebbe ribadito la sua fregola di diventare il prossimo premier président della Corte dei conti, indicando inoltre di voler implicare l’istituzione della rue Cambon nel grande dibattito nazionale che Macron ha aperto martedì per rispondere ai gilet gialli. Del resto, ad alcuni suoi amici, aveva già detto di essere ‘rattristato dalla vita politica’ e ‘sconcertato dall’involuzione del Partito socialista» (ha rifiutato di essere capolista alle elezioni europee per il Ps), ma soprattutto di voler ‘servire il proprio Paese diversamente’”.

Servirlo sì, ma a peso d’oro, visto che arrivato a Parigi Moscovici prenderebbe una lautaricompensa da 14.500 euro al mese come presidente della Corte dei conti. Un rientro col tappeto rosso che getta nuove ombre su quelle aperture del commissario europeo nei confronti della Francia e il contemporaneo e durissimo attacco rivolto al governo italiano per la manovra economica varata a fine anno. Una manovra che ha visto i falchi dell’Europa spiccare il volo verso Roma, ma abbassare le ali quando si è trattato di colpire Parigi.

In molti si sono prodigati nella difesa del commissario europeo dicendo che l’attacco verso l’Italia e la tutela dello sforamento francese era dovuto alle diverse condizioni economiche e delle garanzie che forniva Parigi. Ma a questo unto, i sospetti sono più che legittimi. Moscovici e Macron si conoscono, sono amici, provengono dalla stessa scuola, hanno avuto lo stesso presidente (Hollande), uno stesso partito (Partito socialista) e si incontrano segretamente a cena. E non in campo neutro, ma direttamente all’Eliseo. Ora, le notizie sulla promessa di un posto d’oro a Parigi a fine mandato, e con delle elezioni europee che rischiano di rivoluzionare la politica dell’Ue, fanno porre altri interrogativi sulla presunta imparzialità di un commissario europeo.

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