Coronavrius, fino a tre mesi di carcere per chi non rispetta il divieto di uscire dalla zona arancione

Non c’ è più una “zona rossa”. C’ è una grande “zona arancione” – formata dalla Lombardia e da 14 province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche per un totale di 16,7 milioni di abitanti – rispetto alla quale si chiede di «evitare ogni spostamento» in entrata, in uscita e anche all’ interno.
Non è un divieto assoluto. Si prevedono eccezioni, ma solo se strettamente necessarie. E poi c’ è il resto dell’ Italia a cui si estendono misure quasi identiche.

All’ articolo 1, si dispongono una serie di misure che riguardano Lombardia, le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro-Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia. Sono limitati gli spostamenti (in entrata, in uscita e all’ interno) a meno che non siano motivati da «comprovate esigenze lavorative» e «situazioni di necessità», di «salute». Assolombarda ha chiarito che le «attività continuano e quindi il tragitto casa lavoro è consentito». Sempre da Assolombarda si spiega che dovranno comunque essere adottate «misure di prevenzione nei confronti dei trasportatori». Per esempio, «gli autisti non possono scendere dai mezzi» e devono essere «muniti di dispositivi medici di protezione». Una nota della Farnesina ha poi chiarito la situazione dei frontalieri: le merci possono entrare e uscire dai territori interessati. Dunque, il personale che conduce i mezzi di trasporto può spostarsi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci.

Chi ha la febbre sopra i 37,5 deve rimanere a casa propria.
Mentre per chi è in quarantena o è risultato positivo al virus vige il «divieto assoluto» di uscire di casa. Sono sospese le manifestazioni sportive, mentre possono continuare gli allenamenti ma a porte chiuse. Sono chiusi gli impianti sciistici, sospese le manifestazioni culturali, religiose (anche le messe), sportive, fieristiche. Si dispone la chiusura di cinema, pub, teatri, scuole da ballo, bingo, discoteche. Ferme anche le scuole.

Chiusi i musei e sospesi i concorsi. I bar e i ristoranti possono rimanere aperti solo fino alle 18. Le altre attività commerciali sono consentite, a patto che si evitino affollamenti. Per medici, infermieri e operatori sanitari sospesi i congedi. Si suggerisce di adottare modalità di collegamento da remoto per tutte le riunioni. Nei giorni festivi e prefestivi sono chiusi i centri commerciali. Chiuse piscine, centri benessere, palestre. Rinviati esami di idoneità, matrimoni e funerali.

All’ articolo 2 si mettono in fila le misure che riguardano il resto del territorio e che sono le stesse della zona arancione, ad eccezione di quelle sulla mobilità (non c’ è un divieto di uscire, di entrare e di muoversi). Anche nel resto d’ Italia, però, «si raccomanda di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari». Solo gli uffici pubblici resteranno aperti ovunque. Chi garantirà il rispetto delle misure, come specifica l’ ordinanza emessa in serata dal Viminale, è il prefetto, che può utilizzare pure Forze armate e Vigili del Fuoco. Sanzioni anche penali (fino a tre mesi di carcere) per chi trasgredisce. Nella zona arancione saranno effettuati controlli su autostrade, treni e aeroporti.

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