Il “soccorso rosso” dell’Ue salva ancora Conte

Arriva il soccorso rosso, o meglio, il soccorso stellato, per Giuseppe Conte. Il virus ha indebolito troppo la figura del presidente del Consiglio amato dall’Unione europea dopo la grande rinuncia al fronte sovranista. E per questo dall’Europa è arrivato l’ordine di rimettere subito le cose in carreggiata: niente isolamento, niente annunci che (almeno dagli alleati o presunti tali di Bruxelles), piena fiducia nel sistema italiano e il viaggio confermato di Emmanuel Macron in Italia che sancisce il rinnovato amore tra Parigi e Roma dopo le frizioni dell’epoca gialloverde. Quell’epoca in cui c’erano sia Conte che Luigi Di Maio, ma che adesso si sono scoperti del tutto diversi da quelle due figure che condividevano il governo con la Lega.

Nessun attacco alla Francia, nessuna sfida a Emmanuel Macron, nemmeno un ricordo (vago) del sostegno ai gilet gialli, della vecchia e sotterranea guerra in Libia, dello schiaffo di Saint Nazaire con Fincantieri, delle manovre avvolgenti in campo europeo con la Germania. Niente di tutto questo: Di Maio ha fatto capire che adesso Macron e il suo governo rappresentano degli interlocutori eccellenti e affidabili, perfettamente in linea con i desiderata di Palazzo Chigi. Mentre Conte ha ribadito al capo dell’Eliseo piena sintonia come se non fosse mai esistita alcuna frizione tra i due versanti delle Alpi. Chiaramente. Anche perché la presenza di Sergio Mattarella, ieri, in quel di Napoli, è stato un segnale chiarissimo lanciato nei confronti della compagine di governo: nessun ripensamento sul trattato del Quirinale. Un accordo ripreso proprio non appena il Partito democratico è tornato al governo in Italia e su cui anche i Cinque Stelle, adesso, hanno dato pieno via libera.

Il soccorso chiaramente non è senza costo. Perché in Europa nulla è fatto per caso. E soprattutto niente è a costo zero. L’Unione europea aveva già avallato il Conte bis a suo tempo e lo aveva fatto con la garanzia che il governo uscito dalla crisi tra Lega e 5 Stelle fosse perfettamente in grado di assicurare la linea europeista. Così è stato fatto: Conte ha trasformato il suo operato da fiero “populista” a fiero “europeista”. E il voto favorevole a Ursula von der Leyen fu esattamente il sigillo di questo cambiamento. Quindi il calcolo era chiaro: avere la sicurezza del placet europeo significava garantire fedeltà. Qualcosa che poi è avvenuto con la riforma del Meccanismo europeo di solidarietà, con il semaforo verde alla nuova politica migratoria e con una serie di dichiarazioni di intenti in cui di fatto è stato suggellato il nuovo corso pro Ue di Conte e del suo governo. Sempre più affine alla linea Bruxelles di Ue.

La stessa linea fu seguita con la manovra economica. L’Europa graziò Conte a novembre pur con tutti i distinguo e le precauzioni del caso. Ma l’immagine data dall’Unione europea era abbastanza comprensiva rispetto alle scelte del governo. Il commissario Valdis Dombrovskis disse addirittura che avrebbero chiesto misure immediate all’esecutivo guidato da Conte perché la situazione “non è come quella dello scorso anno”. L’ingresso di una forza affidabile come il Pd nel governo e l’esclusione della lega, con l’assoluta certezza che Conte avrebbe riequilibrato la sua strategia verso Brxuelles hanno fatto scattare da parte dell’Ue il placet alla manovra. La crisi di Conte sarebbe quindi passata anche grazie all’intervento risolutivo dei suoi “alleati” europei, che in pochi mesi avevano “sorprendentemente” cambiato idea nei confronti del presidente del consiglio italiano.

Oggi, con il virus, è arrivato ancora una volta l’abbraccio dell’Europa. Questa volta con la faccia di Macron che, con la crisi della Merkel, è chiaramente il leader che tutti, nel mondo, riconoscono quale garante della leadership Ue. Il viaggio di Napoli, con il patto (i cui contenuti non sono ancora stati chiarificati) siglato tra il governo francese e quello italiano, e la frase del capo dell’Eliseo sul non chiudere le frontiere con l’Italia sembra quasi voler diradare le nubi su un esecutivo che è apparso estremamente debole. E se la Francia è d’accordo, ed è d’accordo il suo leader, allora Conte è salvo. In Europa nessuno vuole una crisi di governo che possa spalancare le porte a un pantano politico o (peggio ancora per Bruxelles) a nuove elezioni. In questo senso, il serrate le file dell’Unione è apparso chiarissimo. Ma a quale prezzo?

il giornale.it

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