L’Oms promuove l’Italia: “Misure adeguate” E adesso l’epidemia rallenta anche in Cina

L’Oms promuove l’Italia sull’emergenza coronavirus visto che «sono state messe in atto misure per evitare la trasmissione, per esempio chiudendo scuole e limitando gli eventi aggregativi e sono stati varati provvedimenti in linea con la strategia di contenimento attualmente implementata a livello globale nel tentativo di fermare la diffusione del Covid-19».

Ma bisogna ancora lavorare sodo per uscire dal tunnel. E’ necessario «limitare ulteriori trasmissioni da persona a persona» perché «il rapido aumento dei casi segnalati nel Paese negli ultimi due giorni» viene definito «preoccupante».

Il team di esperti dell’Organizzazione mondiale della Sanità e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) in delegazione da ieri nel nostro paese mirano ad aiutare le «autorità italiane a comprendere la situazione» sulla diffusione del coronavirus che in Italia ha già provocato oltre 300 contagi e dieci vittime confermate, e «dare supporto su gestione clinica, prevenzione e controllo dell’infezione, sorveglianza e comunicazione del rischio».

Il caso Italia, infatti, ha sovvertito le previsioni dell’Oms. Le autorità sanitarie europee e globali avevano previsto «una limitata trasmissione locale di Covid-19 in Paesi al di fuori della Cina» mentre da noi non è stato così. Tuttavia, puntualizzano gli esperti, «va anche notato che sulla base dei dati attuali nella maggior parte dei casi (4 su 5) le persone manifestano sintomi lievi o assenti». Insomma, sembra che da noi il virus sia più debole rispetto a quello cinese. Ma avverte Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa: «È un virus nuovo che dobbiamo prendere molto sul serio. Questa missione in Italia è uno dei modi in cui stiamo sostenendo i Paesi della regione. È fondamentale che trattiamo i pazienti con dignità e compassione, che mettiamo in atto misure per prevenire la trasmissione e tuteliamo gli operatori sanitari».

Siamo in piena emergenza planetaria, dunque, visto che il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus avverte che il mondo resta minacciato da una «pandemia». Dalla sua parte parlano i numeri. L’epidemia, iniziata a dicembre nella Cina centrale contagiando circa 77.000 persone, di cui 2.600 decedute, ha colpito anche cinque nuovi Paesi colpiti nell’unico giorno di lunedì (Afghanistan, Bahrain, Kuwait, Iraq, Oman), e in più di trenta Stati ha mietuto almeno 41 morti e 2.500 casi di contaminazione. E c’è una particolare preoccupazione per il rischio contagio nei Paesi poveri, mal equipaggiati per rilevare e combattere il nuovo virus. C’è però la nota positiva, quella sulla Cina dove, spiega l’Oms, l’epidemia di coronavirus in Cina rallenta. «È stato raggiunto un picco dei nuovi contagi, quindi c’è stata una stabilizzazione e ora si vede un calo dei nuovi casi», ha detto Bruce Aylward, capo della missione congiunta Oms-Cina sul Covid-19. «Tuttavia – ha aggiunto – bisogna vedere se il rallentamento proseguirà» e «bisogna continuare a lavorare velocemente per contrastare il virus e per evitare una pandemia».

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