Perché smontare i dl Salvini avrebbe un costo elevato

Il vero obiettivo del piano di Luciana Lamorgese sull’immigrazione è esclusivamente politico ed ha a che fare con le velleità della maggioranza di smantellare l’impianto salviniano sul tema.

Del resto, il governo giallorosso è nato proprio per evitare la convocazione di nuove elezioni le quali avrebbero dato alla Lega di Matteo Salvini la maggioranza assieme al resto del centro – destra. Era dunque prevedibile che, all’indomani dello scampato pericolo del Pd nella “sua” Emilia Romagna, in cui il proprio candidato è riuscito a conservare la presidenza, il governo iniziasse a presentare proposte volte a superare le norme sull’immigrazione volute dal segretario del carroccio.

Tali norme, come si sa, sono contenute nei due decreti sicurezza varati dalla precedente maggioranza giallorossa nell’ottobre 2018 e nell’agosto 2019. Il piano della Lamorgese presentato ieri a Palazzo Chigi, mira a “superarli” od a “ridimensionarli”, non però a cancellarli. Ed è qui che entrano in ballo non poche incognite legate alla tenuta dell’attuale coalizione di governo.

L’attacco ai decreti sicurezza più che sul merito è sul piano politico. Si sta cercando di modificare le norme in questione non tanto per dare un nuovo corso alla politica sull’immigrazione, quanto per andare contro Salvini e distaccare l’attuale governo dall’operato del precedente.

Una mossa politica per l’appunto, che difficilmente andrà ad incidere sul piano pratico. Così come sottolineato su IlMessaggero da Carlo Nordio, in tema di immigrazione difficilmente le norme volute dai vari governi hanno avuto un impatto decisivo sulla situazione. Ed anche i decreti Salvini hanno cambiato poco nella legislazione. Una “restaurazione” da parte della Lamorgese di alcune norme precedenti a quelle volute dal segretario del carroccio avrebbero a loro volta un impatto limitato sul fenomeno.

Questo perché molti nodi della questione sono legati ai rapporti con l’estero, con l’Europa in primis ma anche con i paesi di origine dei migranti. E dunque né i decreti sicurezza di Salvini e né il piano di Luciana Lamorgese potrebbero incidere, ad esempio, sulla diminuzione della presenza pluriennale in Italia di migliaia di irregolari. Così come, se la guerra in Libia dovesse proseguire e l’attuale instabilità del paese nordafricano dovesse confermarsi anche nei prossimi mesi, un decreto scritto al Viminale non eviterebbe la partenza di decine di barconi dalle spiagge dell’altra sponda del Mediterraneo.

Dunque, la mossa dell’attuale maggioranza è quella di attuare un’operazione politica anti Salvini che però, paradossalmente, potrebbe portare ai partiti della coalizione più costi che benefici. Il Partito Democratico ad esempio, al suo interno deve fare i conti con diverse anime che sui decreti sicurezza hanno posizioni divergenti. L’area moderata è favorevole alle revisioni già presentate da Luciana Lamorgese, ma c’è l’area più a sinistra che continua a chiedere la cancellazione in toto dei decreti di Salvini. Una posizione quest’ultima condivisa a stretto giro con LeU.

Il Movimento Cinque Stelle, da questo punto di vista, è la formazione che rischia di più. I grillini hanno votato sia il primo che il secondo decreto sicurezza. L’ultimo è stato approvato dal parlamento ad agosto, appena sei mesi fa. In che modo dal movimento si giustificherà un’eventuale totale discontinuità con le norme votate dagli stessi deputati grillini?

La questione è tutt’altro che di facile soluzione. E mostra, ancora una volta, come in realtà l’operazione anti decreti sicurezza ha solo connotati politici, con il vero obiettivo che rimane quello di colpire Matteo Salvini. Un obiettivo considerato talmente importante da rischiare di mettere a repentaglio la tenuta stessa della maggioranza.

il giornale.it

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