Il figlio del partigiano vuol censurare il libro che definisce il comandante Bulow “boia”

Quel libro sulla Resistenza non s’ha da vendere. L’ultimo capitolo dell’eterna «guerra civile» italiana investe Compagno Mitra, il «saggio storico» scritto da Gianfranco Stella e dedicato alle «atrocità partigiane».

Il libro è stato contestato dal figlio di Arrigo Boldrini, nome di battaglia Bulow, militante comunista e comandante partigiano. Niente di strano, direte. Vero. Ma quel che sorprende stavolta non sono tanto i 20mila euro di risarcimento richiesti, quanto l’invito a «inibire la vendita del libro» su tutti i canali: librerie, edicole, Amazon. Ovunque.

Il contesto è un piccolo paese nel Padovano dove nella primavera del 1945 operarono la Brigata «Garibaldi» e la divisione «Cremona». Erano i giorni della «caccia spietata ai fascisti» passata poi alla storia come la strage di Codevigo. Fosse comuni, rastrellamenti e oltre cento uomini «passati per le armi dopo atroci sevizie». «A Codevigo – scrive Stella – i partigiani comunisti della 28esima brigata comandata da Arrigo Boldrini, alias Bulow, perpetrarono stragi che () non ebbero l’uguale in tutti i venti mesi della cosiddetta guerra civile».

Medaglia d’oro al valor militare, dopo la guerra Bulow divenne presidente dell’Anpi e parlamentare per il Pci. Morto nel 2008, ora si torna a parlare di lui in relazione ai fatti di Codevigo. Secondo l’autore, infatti, non ci sarebbero «dubbi sulla responsabilità del boia Boldrini» per quei partigiani che «si soffermavano nei paesi alla ricerca di fascisti, militari o civili» e li «eliminavano sommariamente».

Sull’eccidio Stella pubblicò un primo libro che gli costò l’imputazione per aver vilipeso il movimento partigiano. Il processo in realtà si concluse con l’assoluzione, ma ora con «Compagno Mitra» potrebbe riaprirsi un nuovo caso in Tribunale. Stavolta in sede civile. Carlo Boldrini, figlio di Bulow, ha infatti depositato un atto di citazione contro le «non più tollerabili» parole di Stella.

L’obiettivo è «evidenziare» che Bulow «non è certamente il boia di Codevigo» e difendere la «verità storica della motivazione» (contestata da Stella) con la quale al padre venne conferita la Medaglia d’oro.

Boldrini non nega le tragiche vicende, così come le ricordava Bulow nel suo diario («Cremonini, partigiani – scriveva – sollecitati da altri patrioti veneti, danno caccia spietata ai fascisti»). Ma sostiene che le uccisioni furono commesse da «schegge impazzite distinte, confuse e sconosciute a molti». Bulow compreso.

Si tratta di contestazioni legittime, per carità. E non entreremo nel merito: un giudice deciderà sull’eventuale diffamazione. La questione, qui, è il tentativo di inibire la vendita di un libro arrivato ormai alla quarta edizione. Come scrivevano i giudici nella sentenza di assoluzione di Stella, nulla vieta che un «altro storiografo» possa avanzare sui fatti di Codevigo un’ipotesi diversa da quella dell’autore. Altra cosa, invece, è chiedere di ritirare un libro dal commercio.

il giornale.it

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