Ritirato cotechino da cuocere per sospetta presenza di antibiotici

Tracce di antibiotico nel cotechino. Giunge ad un mese esatto dal natale il richiamo del Ministero della Salute per una delle pietanze più consumate dagli italiani durante le festività, soprattutto a ridosso del capodanno.

L’alimento “incriminato”, è il Cotechino da cuocere del salumificio ‘Romano Mainelli Srl’ di Oleggio (No), una delle aziende storiche piemontesi per la produzione artigianale di salumi e prodotti “da cuocere” tipici del novarese (è attivo sul territorio dal 1877). La ragione per cui si è deciso di procedere al ritiro del prodotto è la presenza sospetta di antibiotici “sulfamidici su materia”.

Il richiamo, predisposto come si è detto dal ministero della Salute, arriva dopo la comunicazione del fornitore della materia prima. I lotti di soggetti al ritiro sono il numero 18431921 e il 18431931, codice rinvenibile all’esterno della confezione dell’alimento e riguardante, nello specifico, il cotechino da cuocere del peso di 500 grammi prodotto nello stabilimento di via Valsesia 21ad Oleggio, in provincia di Novara.

Il ministero nel richiamo diffuso in data odierna, lunedì 25 novembre 2019, avverte “di non consumare il prodotto” e di restituirlo immediatamente al punto vendita in caso di acquisto già effettuato.

I sulfamidici per cui si è disposto il ritiro del cotechino, sono una classe di farmaci di tipo sintetico con azione batteriostatica, cioè capaci di inibire o limitare la proliferazione di batteri. Chimicamente sono delle solfonammidi, ossia contengono nella struttura chimica un gruppo composto da un atomo di zolfo e ossigeno. Utilizzati in origine per contrastare le infezioni batteriche nell’uomo, se ingeriti accidentalmente, possono sortire l’esatto effetto contrario, ovvero, sviluppare infezioni cosiddette secondarie, allergie o intolleranze. Tracce di sulfamidici sono pressoché riscontrabili nei prodotti di provenienza animale trattati nella produzione industriale.

Il problema dei residui di sostanze farmacologiche attive oltre i limiti massimi residui (LMR) va considerato “rifiuto nocivo” e, per la legge (l. 283/196), non può essere messo in commercio o destinato al consumo perché compromette la “sicurezza alimentare” di un cibo. Il rischio potenziale è che tali residui possono potenzialmente portare alla selezione di ceppi patogeni resistenti, concorrendo all’insorgere dei ben noti problemi di antibiotico-resistenza. Per queste ragioni, è bene evitarne l’ingestione (soprattutto accidentale) anche se i casi in cui si sviluppino tali eventualità sono molto rari.

il giornale.it

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