Migranti, doccia fredda dalla Germania: “Niente redistribuzione se i numeri crescono”

È il giorno della verità per la strategia europea sull’immigrazione e, in particolare, sul meccanismo di ricollocazione fortemente voluto dall’Italia e sostenuto, almeno a parole, dalla Germania.

Parole appunto che, nella realtà, non trovano poi riscontri sul campo visto che oggi, in apertura dei lavori del consiglio dei ministri dell’interno dell’Ue in Lussemburgo, proprio dal titolare dell’interno tedesco arrivano parziali ma significativi passi indietro: “Se i migranti da salvare aumentano – afferma il ministro Horst Seehofer – Allora posso annunciare domani che il meccanismo di emergenza si ferma”.

Seehofer si riferisce al più volte conclamato accordo di Malta, quell’intesa raggiunta cioè lo scorso 23 settembre a La Valletta che proprio oggi in Lussemburgo deve essere discussa. Anzi, per essere precisi, in queste ore deve essere solo “presentata”: questa è la dicitura ufficiale annunciata alla vigilia del vertice dei ministri dell’interno.

Quell’intesa, che poi tanto intesa non è, prevede tra le altre cose un meccanismo automatico di redistribuzione dei migranti che sbarcano. Un elemento quest’ultimo che fa gridare al successo politico sia il premier Giuseppe Conte che il ministro Luciana Lamorgese, ma che appare solo specchietto per le allodole fornito da Berlino per aiutare politicamente il governo giallorosso.

Infatti, a questo importante principio vengono abbinati tanti distinguo: in primo luogo, i migranti da redistribuire sono soltanto quelli che arrivano tramite navi militari e navi delle ong, in secondo luogo l’adesione dei paesi europei non è così scontata. Al contrario, sia nei giorni precedenti che nell’immediata vigilia del vertice in Lussemburgo, i mal di pancia di molte cancellerie del vecchio continente sono ben evidenti. E poi, elemento forse ancora più importante, l’accordo di Malta dà vita solo ad una bozza non vincolante.

Ai più scettici viene fatto notare che la riunione in Lussemburgo serve proprio per dare i crismi dell’ufficialità all’intesa trovata a La Valletta da Italia, Germania, Francia e Malta. Ma anche in questo caso, si tratta di una mezza verità: come detto, oggi in Lussemburgo il piano viene solo illustrato e non sta ricevendo, come previsto, molte simpatie.

Adesso è anche lo stesso promotore dell’intesa maltese a mettere in discussione il meccanismo di redistribuzione: “Quanto discusso a Malta funzionerà se i numeri degli arrivi resteranno bassi – ripete Seehofer – nell’ordine quindi delle centinaia ma, se diverranno “migliaia”, allora il meccanismo si fermerà”.

Questo perché, secondo il ministro degli interni tedesco, occorre “prevenire il pull factor, il fattore di attrazione”. E da questo punto di vista, Seehofer riprende le preoccupazioni principali espresse a più riprese nei giorni scorsi in Europa: il rischio, secondo diversi governi, è che la possibilità di arrivare direttamente in Francia od in Germania aumenti le partenze di migranti dalla Libia.

Tra queste voci di dissenso, vi è anche quella del ministro austriaco Wolfgang Peschorn: “È molto importante per noi in Europa salvare vite umane, ma ciò non significa implementare un meccanismo di ricollocamento”, taglia corto il rappresentante di Vienna appena giunge in Lussemburgo.

L’impressione è che dunque nel vertice dei ministri dell’interno, piuttosto che dare ufficialità all’intesa di Malta si procederà, al contrario, a decretarne il suo definitivo affossamento.

Le parole del commissario europeo all’immigrazione, Dimitri Avramopoulos, appaiono solo come un ultimo invito dalla scarsa incidenza politica: “Credo che tutti gli Stati membri dovrebbero mostrare più responsabilità e prendere parte a questo sforzo comune”, dichiara il commissario alludendo alle intese di Malta.

Tempo e posizioni politiche però, non remano a favore di quest’ultima dichiarazione. E, molto probabilmente, sul tavolo dei ministri dell’interno nelle prossime ore si discuterà più della proposta congiunta di Grecia, Cipro e Bulgaria sulla rotta orientale che dei meccanismi di redistribuzione.

il giornale.it

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