Il “riscaldamento globale”? I fatti sono lì a negarlo

Il sogno comunista di esercitare il controllo totale sulla società e sui comportamenti individuali è fallito.

Ma ci stanno provando con l’ambientalismo, ora evolutosi in Gretinismo. Siccome l’ambiente (…)

(…) sta benone, il mònito «fallo per i tuoi figli o, se non hai figli, fallo per le foche» rischiava di naufragare come tutti i mòniti comunisti. Bisognava inventarsi un problema impossibile da risolvere: il riscaldamento globale antropico. Ed è impossibile da risolvere perché il problema non esiste.

L’idea, però, è stata geniale, bisogna riconoscerlo. Col riscaldamento globale è in gioco la salvezza del pianeta intero, cosicché l’idea ha il beneficio aggiuntivo di far superare l’irritante ostacolo delle sovranità nazionali, dispregiativamente liquidate come sovranismi: il tuo comportamento a Stoccolma ha conseguenze – catastrofiche, va da sé – a Gitega, nel Burundi, sostiene la piccola Greta e a pappagallo ripetono i Gretini.

Il problema additato è così gigantesco che nessuna soluzione è sufficiente. Ogni azione proposta è solo «un primo passo», e tali furono il protocollo di Kyoto, il programma 20-20-20 di questa stupida Unione Europea, la cui implosione arriverà sempre troppo tardi, le Agende 21 e, oggi, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, di tutte la più sesquipedale Gretinata.

Fateci caso: non appena si rivela, immancabile e inevitabile, il fallimento di ognuno di questi primi passi, esso cade nel dimenticatoio per lasciare posto al successivo primo passo. Comunque, ci viene assicurato che non era abbastanza, e bisogna fare di più subito. Perché non c’è più tempo, ci stressano. Lo disse alla sua prolusione Nobel il Gretino ante litteram Al Gore: «Bisogna agire subito: fra 7 anni il Polo Nord sarà completamente sciolto». E lo ripeté: «Fra 7 anni!». Era il 2007.

Se la minaccia fosse vera, ‘sti Gretini dovrebbero pretendere una cosa sola: l’immediata e totale interruzione delle emissioni. Ma se ne guardano bene, perché ne conseguirebbe la necessità di un serio dibattito sulla realtà di quella minaccia, e il serio dibattito è l’ultima cosa che costoro vogliono. Ma come – direte – il consenso scientifico è che fra 80 anni la temperatura del pianeta sarà di 5 gradi più alta.

Intanto, non è vero che quello è il consenso. Nel 2007 il fisico F. Seitz, presidente della National Academy of Sciences americana, fu il primo firmatario di una petizione, sottoscritta poi da migliaia di studiosi del clima, che denunciava l’imbroglio del riscaldamento globale antropico. E nel 2009 il Nongovernmental International Panel on Climate Change (Nipcc) raccolse altre migliaia di firme su una petizione che concludeva: «la Natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima».

Inoltre, quello di «consenso scientifico» è una contraddizione in termini: il metodo scientifico impone che a promuovere una congettura al rango di teoria scientifica consolidata siano non il numero o la qualità dei proponenti quella congettura, ma i fatti. E i fatti sono che le simulazioni al computer sulla evoluzione del clima futuro che hanno allarmato il mondo con la previsione dei 5 gradi in più nel 2100, sono sonoramente sbagliate. Esse non sono state capaci né di riprodurre il clima del recente passato (in particolare, non il Periodo caldo medievale e neanche la Piccola era glaciale), né di prevedere correttamente l’evoluzione climatica degli ultimi 20 anni (avevano previsto un rapido aumento di temperatura tra il 1998 e il 2018, che però non s’è osservato).

In definitiva, il riscaldamento globale antropico è pura speculazione metafisica, senza alcun riscontro con la realtà dei fatti.

il giornale.it

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