Matteo Salvini, retroscena-bomba: “Si tiene Di Maio, si prende tutto e poi…”. Gioco, partita, incontro

Un logoramento lento, nessun blitz. Matteo Salvini, dopo il nuovo trionfo elettorale alle regionali in Basilicata ha gelato i suoi in via Bellerio: “Toglietevi dalla testa che stacco la spina assumendomi la responsabilità di una crisi di governo, anche se dovessimo prendere il doppio dei consensi dei cinque stelle”. Questo perché in Italia, chi manda il Paese al voto poi viene puntualmente punito. Dunque, anche se alle europee di maggio la Lega supererà il 30% e il Movimento 5 Stelle crollerà sotto il 20%, Salvini non farà nessun passo decisivo. Non chiederà rimpasti, scrive Repubblica, non prenderà nessun ministero pesante, Economia o Esteri che siano.

Farà in modo, invece, che sia Luigi Di Maio a decidere di chiudere con il governo gialloverde. Come? Dettandogli l’agenda. “Rimetteremo mano al contratto“, confida ai suoi, mettendo sul tavolo la pistola: autonomia regionale, flat tax per le famiglie, Tav e grandi opere da sbloccare. Tutti temi in grado di far esplodere i 5 Stelle. Ma il vero obiettivo è un altro: “Salvini premier“, come recita lo slogan elettorale e il ciondolo che il ministro degli Interni porta la polso. “Ma che non sarà realizzato, nonostante il pressing, attraverso un’alleanza vecchio stile con Berlusconi e Meloni“, conclude il retroscena di Repubblica. La pazza idea è tornare a elezioni obbligate entro la primavera 2020, “in corsa solitaria“, anche perché con questi numeri la Lega possibile ottenere “una vittoria nella quasi totalità dei collegi uninominali”.

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