L’africano insultato all’ospedale si sarebbe inventato tutto: “Le offese non erano rivolte a lui”

Aveva diffuso un video sui social in cui lo si vedeva coricato su di un lettino, al pronto soccorso dell’ospedale Fucito di Mercato San Severino. Di sottofondo, qualcuno (un’infermiera forse?) ripeteva in continuazione “Devi morire, devi morire”.
“Arrivato al Pronto Soccorso, una donna del personale ospedaliero, immagino un’infermiera, mi ha iniziato a rivolgere insulti, dicendo che sarei dovuto tornare al mio Paese ed augurandomi più volte di morire”, aveva denunciato su Facebook Souleymane Rachidi, 20enne originario della Costa d’Avorio. E rincara“Questa è l’Italia? Dove la vita umana non ha nessun valore, in un ospedale pubblico dove ti dicono devi andare al paese tuo, devi morire perché sei nero?

ECCO IL VIDEO INCRIMINATO. NOTARE CHE NON VIENE INQUADRATO CHI PARLA…

l’infermiera che non cura l’immigrato от Mag 24 informazione indipendente на Rutube.

Dopo questo episodio ho deciso di non curami più e sono andato via da questo ospedale. Io sono fiero della mia razza e sono fiero di colore della mia pelle“. Il post è diventato subito virale, incassando la solidarietà planetaria di tutte le anime belle dello Stivale e trovando spazio anche sulle principali testate giornalistiche italiane. “E’ allarme razzismo, è colpa del fasciosovranismo, fermare subito l’avanzata delle destre”, si tuonava nei giorni scorsi. La sinistra riparta da Souleymane! Ma di fatto, l’”infermiera” di cui parlava l’ivoriano non veniva mai inquadrata: come si poteva avere la certezza che i fatti descritti dal ragazzo aderissero alla realtà? Mai farsi venire un dubbio, mai sollevare questioni, l’importante (a sinistra come a destra, ovviamente) è indignarsi & condividere.

Nessun caso di razzismo

Come riportato da Salernotoday, un’indagine interna effettuata presso il nosocomio della Valle dell’Irno dopo la pubblicazione del video, ha attestato che non si tratta di un caso di razzismo. Anzi, non si tratta proprio di un caso, perché la signora non si stava rivolgendo a Souleymane. Il direttore Giuseppe Longo, in una nota ufficiale dell’azienda ospedaliera-universitaria Ruggi d’Aragona afferma: “Non emergono comportamenti o atti assunti dal personale in servizio riferibili ad episodi di razzismo”. E prosegue: “E’ stato ascoltato tutto il personale del Pronto Soccorso presente nel turno di servizio durante il quale si è registrato l’episodio, ma anche i soggetti esterni presenti al momento del fatto. Gli atti contenenti le dichiarazioni, debitamente sottoscritte dalle persone presenti, sono stati in ogni caso trasmesse all’Ufficio Procedimenti Disciplinari, in quanto le frasi proferite, pur non indirizzate al paziente bensì ad altro operatore sanitario, costituiscono atteggiamenti non ammissibili e passibili di censura”. Sorvolando sul comportamento folle della persona che aveva profferito tali parole e che condanniamo a priori, cosa dobbiamo pensare invece del giovanotto africano? Forse Souleymane soffre di quel vittimismo acuto che deforma la visione della realtà a tal punto da sentirsi chiamato in causa anche quando non si è l’oggetto di alcun insulto? Oppure dobbiamo credere che il nostro ivoriano non sia proprio così in buona fede e abbia semplicemente colto al volo la ghiotta occasione per far parlare di sé?

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