“Il potere deve farsi processare”. I sindaci grillini vogliono Salvini alla sbarra

“Il voto su Salvini? Ci si difende nei processi”. Mentre la base del Movimento 5 Stelle si prepara a votare su Rousseau, i sindaci grillini cavalcano la protesta della base che non vuole concedere l’immunità sul caso Diciotti, la nave della Guardia Costiera rimasta bloccata davanti al porto di Catania per diversi giorni lo scorso agosto.

Uno strappo, quello contenuto nelle tre interviste rilasciate al Fatto Quotidiano, alla linea dettata da Luigi Di Maio che sin dall’inizio si è espresso contro la richiesta del tribunale dei ministri di mandare a processo Matteo Salvini.

“Io non dico agli altri che cosa fare – dice Virginia Raggi – posso dire però che io un processo l’ho affrontato a testa alta e sono stata assolta. Le responsabilità, anche quelle politiche, devono restare personali”. Anche Chiara Appendino ritiene “corretto che ad esprimersi nel merito siano i giudici nei diversi gradi di giudizio”, mentre per Filippo Nogarin“ci si difende nei processi e non dai processi”. Lo strappo alle indicazioni di Di Maio arriva da tre città governate dal Movimento 5 Stelle: Roma, Torino e Livorno. I tre sindaci, indagati o imputati per atti politici, spiegano perché il partito dovrebbe opporsi all’immunità per Salvini. Lo strappo arriva proprio nel giorno in cui la base pentastellata è stata chiamata a esprimersi sul caso Diciotti. “Ho affrontato un processo e mi hanno assolta – rivendica la raggi – le responsabilità, anche politiche devono restare personali”. Il primo cittadino aveva, sin da subito, annunciato che avrebbe rimesso il proprio mandato in caso di condanna: “Ma ero fiduciosa dell’assoluzione perché mi sono sempre comportata onestamente”. Adesso pretende che Salvini faccia lo stesso.

La Appendino non intende entrare nel merito della questione. “So quanto sia complesso governare e non voglio dare un giudizio politico sull’atto alla base della richiesta di autorizzazione a procedere”. Ma al Fatto Quotidiano, che oggi con Marco Travaglio si è schierato apertamente a favore del processo a Salvini, dice di ritenere “corretto che a esprimersi nel merito siano i giudici, nei diversi gradi di giudizio”. Anche Nogarin è per mandare alla sbarra il leader del Carroccio. “Salvini non è un ministro più uguale degli altri – sentenzia il sindaco di Livorno – ci si deve sempre difendere nei processi, non dai processi. Dunque – incalza – negare l’autorizzazione a procedere nei confronti di un ministro significa rendere insindacabile il suo operato e questo rende, di fatto, questo ministro più uguale degli altri”.

il giornale.it

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