Agli immigrati irregolari diamo un budget per rifarsi una vita nel loro Paese. L’ultima della sinistra.

Il rischio di attacchi terroristici continua ad essere altissimo e ad ammetterlo, questa volta, non è la solita destra.

I foreign fighters potrebbero arrivare anche sui barconi, “ecco perché è importante l’aver creato un metodo per governare i flussi migratori”.

Il ministro Minniti risponde alle domande postegli da Il Giornale proprio circa il rischio di attentati.

“Il rischio era e rimarrà alto. In questi anni abbiamo dovuto misurarci con una drammatica minaccia che costituiva, rispetto anche ad altre esperienze di terrorismo islamista, una radicale innovazione. Islamic State a un certo punto ha operato una gigantesca differenziazione con Al Qaeda, ossia ha deciso di farsi Stato. E da Isis iniziale ha tolto le due sillabe finali, diventando Is. Cioè passando anche dall’Irak e dal Levante al Califfato per puntare al mondo intero. Con la caduta di Raqqa, però, il Califfato ha subito un colpo durissimo. È rimasto sul campo attraverso i foreign fighters che non sappiamo quanto siano sopravvissuti rispetto ai circa 30mila iniziali”.

Pensa che torneranno in Europa? Come lo faranno?
“Lo scambio di informazioni con altri Stati è fondamentale. Non siamo di fronte a una ritirata organizzata. Se un anno fa mi aveste chiesto se è possibile che questi soggetti si mischino coi flussi dei migranti avrei risposto no perché un anno fa questi gruppi sarebbero stati degli assetti nobili (combattenti, ndr) di Is e tu un assetto nobile non lo mandi in Europa con i rischi dei flussi migratori. Dal momento che la fuga è individuale viene lecito pensare che la via migliore sia quella di una rotta già aperta, quella dei trafficanti di esseri umani”.

Anche per questo i flussi vanno controllati? Chiede il giornalista.
“Sì, in 16 mesi abbiamo creato un metodo, partendo dalla restituzione di quattro motovedette alla Libia. Nessuno avrebbe mai scommesso che sarebbero servite a qualcosa. Oggi hanno fatto più di 25mila operazioni di search and rescue. In questo momento in Libia, grazie alla nostra iniziativa, operano l’Oim e l’Unhcr. È un successo del Sistema Paese, è l’Italia che l’ha fatto e quando l’ha fatto ha aperto la strada all’Europa, che oggi stanzia 50 milioni di euro per le città libiche, principalmente interessate al traffico di esseri umani. L’Oim e l’Unhcr, quando la motovedetta riporta i migranti a Tripoli, stanno sul molo ad aspettarli. Ora è l’Unhcr che ha cominciato a selezionare in Libia coloro che hanno diritto alla protezione internazionale”.

Un metodo brevettato? “L’Italia è un Paese che crede nel governo dei flussi migratori. Coloro che hanno diritto alla protezione internazionale non li portano più gli scafisti, ma le organizzazioni governative d’intesa con la Cei, come è giusto che sia. A breve aprirà a Tripoli un centro vocato a far questo e gestito direttamente dall’Unhcr con il governo libico. Coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale vengono, invece, rimpatriati dall’Oim con rimpatrio volontario assistito, ovvero con un budget per rifarsi una vita“.

Anche per lui quanto accaduto a Bardonecchia costituisce un fatto grave, a cui l’Italia, però, ha dato una risposta all’altezza.

Circa il suo ruolo da parlamentare futuro sottolinra: “a chiunque andrà al governo vorrei dire che gli altri Paesi ci ammirano per la nostra manifesta capacità di garantire la sicurezza e perché, nonostante il rischio terrorismo, il 2017 è stato per l’Italia l’anno con le maggiori presenze turistiche straniere. E poi non credevano avremmo governato i flussi migratori. Sono cose che il Paese dovrebbe tenere a cuore: costituiscono un vero patrimonio dell’Italia”.

Fonte: Il Giornale

 

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