La Richiesta CHOC degli Economisti Esperti: Ecco come dobbiamo far morire l’Europa!

Parlano tanto male dell’Italia.
Che l’Italia è contro l’Euro.
Che l’Italia vuole uscire dall’Europa.

Eppure sono proprio gli esperti economisti, che poco hanno a che fare con Lega e M5S, ad essere ancora più duri contro l’Euro e l’Europa.

Su Libero Quotidiano leggiamo che:

La manovra non si cambia. A sostenere il Def – fa sapere ItaliaOggi – ci hanno pensato alcuni economisti. “Il governo fa bene a procedere. Il 2,4% è il minimo sindacale, un risarcimento per gli effetti devastanti delle ricette economiche dell’Ue – spiega Antonio Maria Rinaldi, docente alla Link Campus University di Roma -. Io avrei proceduto a sfiorare il deficit del 4 o 5%. Tra l’altro le reazioni sarebbero state le stesse, quindi tanto valeva fare di più. Se il commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, pensa che l’1% in più di questa manovra metta in pericolo tutta l’Europa vuol dire che non conosce la reale situazione in cui versa l’Italia, non si rende conto che questa è una manovra di risarcimento, per riparare in parte i disastri provocati dalle politiche economiche imposte dall’Unione europea”.

Ma a remare controcorrente c’è anche Fabio Fortuna, economista e rettore dell’università telematica Niccolò Cusano: “Lo spread è ai massimi da 5 anni, era inevitabile perché ciascuno degli attori ha recitato il proprio ruolo. L’Italia ha fatto bene a mostrare il petto perché la nostra forza contrattuale è maggiore rispetto al passato, vista la Brexit. Tant’è vero che nel Consiglio Ue alcune nazioni ci hanno attaccato fortemente, vedi Austria e Olanda, altre si sono astenute dal farlo come Germania e Francia, perché sanno che l’Ue senza l’Italia non può andare avanti”.

Anche dall’estero c’è qualcuno che sostiene l’esecutivo, nonostante gli allarmismi di Moody’s e dell’Ue. Dalla Svizzera, infatti, Alberto Micalizzi, uno dei collaboratori dell’Iassem, Istituto di alti studi sulla sovranità economica e monetaria, sottolinea: “L’Italia ha bisogno di una terapia d’urto da almeno 200 miliardi di euro in tre anni per rilanciare la domanda interna e diminuire il cuneo fiscale per le imprese. Più della metà del debito pubblico è oggi in mano ad investitori non residenti e al sistema bancario europeo. Tale debito è oggetto delle minacce delle agenzie di rating e del continuo ricatto dello spread. Il governo deve quindi impegnarsi ad emettere da subito titoli di Stato riservati a soggetti residenti, con clausole di pagamento e interessi che favoriscano il mercato interno. Nel giro di un anno, oltre il 20% del debito pubblico potrebbe così tornare in mano alle famiglie ed ai fondi pensione italiani, innescando quel circolo virtuoso di emissione-rimborso-riemissione che funziona da decenni in Giappone (nessuno si scandalizza se il debito pubblico giapponese è ben oltre il 200% del pil)”.

“Mi pare si stia facendo molto rumore per nulla”, dice l’economista francese Jean-Paul Fitoussi, che poi conclude ricordando come molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti, “abbiano superato il disavanzo anche di molto”, ma questo “li ha fatti crescere e oggi con quella crescita riducono il rapporto tra debito e pil”.

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