Vittorio Feltri: “Uscire dall’Europa per riconquistare sovranità. Salvini, ora basta berciare: agisci”

I nostri governi sono perennemente in conflitto con l’ Europa. Preparano le cosiddette manovre economiche e finanziarie, gran parte di esse a debito, cioè volte ad aumentare il già enorme passivo dello Stato, e si incavolano se la Commissione continentale le boccia. Il rito dei rimproveri Ue si ripete sistematicamente ogni anno, sempre la stessa solfa, le solite ramanzine contro i politici incapaci di tagliare e pronti a spendere soldi che sono costretti a farsi prestare. La Borsa traballa e lo spread (pochi sanno cosa sia e che effetto produca, ma pazienza) sale e allora i responsabili del potere si allarmano e begano tra loro.

Trattasi di spettacolo stucchevole eppure inevitabile. I partiti della maggioranza si scannano, si accusano a vicenda di menare il can per l’ aia, poi però non cambia un tubo. Il deficit seguita a impennarsi per un motivo semplice e drammatico: il Paese, tramite le tasse, incassa assai meno di quanto sperperi e non è in grado di sostenere gli oneri che comportano certi programmi velleitari. In questi giorni le liti più feroci tra alleati riguardano il cosiddetto condono. Dopo aver concordato un documento congiunto, i grillini hanno gridato allo scandalo affermando che il testo del medesimo sia stato manomesso non si sa da chi né perché. Cosicché i leghisti hanno risposto con durezza sostenendo che quelle del Movimento 5 stelle sono tutte panzane.

Al momento si ignora chi abbia torto e chi ragione. Resta il fatto poco rassicurante che tra le due fazioni vi sia un forte attrito che potrebbe sfociare in una rottura clamorosa e, di conseguenza, in una caduta dell’ esecutivo che, comunque, le danneggerebbe entrambe. Cosa che quindi non accadrà, confermando che tra Salvini e Di Maio è stato ed è un matrimonio di interesse, di convenienza e non un rapporto di amorosi sensi. Tireremo avanti con tale governo fino alle elezioni di maggio tra polemiche e manifestazioni di insofferenza. Niente di nuovo, siamo abituati alle scazzottate ministeriali.

Ma torniamo alle dispute con Bruxelles ormai indisponenti. Siamo voluti entrare in Europa? Abbiamo malauguratamente accettato di condividere la moneta unica? Nessuno ci ha obbligato a soggiacere a simili porcate, tuttavia è un fatto che ci siamo lasciati abbindolare dai burocrati e abbiamo ceduto alle loro lusinghe.

A questo punto c’ è poco da protestare. Se desideriamo rimanere membri della comunità dobbiamo rispettarne le regole, pur sbagliate che siano, oppure, con un atto di dignità più che di coraggio, molliamo gli ormeggi e ce ne andiamo via affrontando a viso aperto i rischi che l’ addio implica. Tertium non datur. Vero è che si potrebbe tentare la correzione delle norme iugulatorie in vigore, però sappiamo che sarebbe uno sforzo inutile. Chi non osa, non si sposa. Anziché berciare al vento, Salvini e soci compiano dei passi per riconquistare la nostra sovranità.

di Vittorio Feltri

 

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