Nasce un leader, Fico acclamato dai dem

Roma – Altro che Zingaretti contro Renzi! I simpatizzanti del Pd hanno trovato un leader nel quale si riconoscono e al quale di certo non dispiace il ruolo di guida di una sinistra vecchio stampo.

Si tratta del presidente della Camera, Roberto Fico. L’esponente pentastellato ieri è stato accolto molto calorosamente alla Festa del Pd a Ravenna. Appena entrato, ha fatto un giro tra gli stand, prendendo un caffè e firmando il libro degli ospiti del bar al centro della kermesse, abbracciando alcuni volontari e ricevendo un’ottima accoglienza. Ha visitato anche lo stand dei deputati Pd, che ha al centro il tema dei migranti.

«Sono contento se i militanti, i partecipanti del Pd sono felici di avere il presidente della Camera qui e poter parlarci perché sono anche il presidente loro e di tutti gli italiani», ha dichiarato Fico che nel corso di un dibattito con il capogruppo alla Camera dem, Graziano Delrio, ha sottolineato che «i profughi dovevano scendere tutti dalla Diciotti fin dal primo giorno e io sono intervenuto perché accadesse». Un’altra presa di distanza dal vicepremier Salvini che gli ha procurato altri applausi. Per Fico, presidente della Camera «attivista», è anche un modo di uscire dal cono d’ombra ella sua nemesi, Luigi Di Maio, del quale non condivide la Realpolitik richiamandosi sempre allo spirito originario del M5s. «Conosco il mio movimento e so bene che nel contratto di governo ci si muove, ma troppo al di là non si potrà più muovere. Sull’immigrazione noi avevamo votato una mozione nel Parlamento italiano dove ci sono tre punti. E quei tre punti, in linea di massima, si seguiranno», ha aggiunto. Queste schermaglie gli consentono di procurarsi visibilità. Non è casuale che, a proposito del giudizio pendente sul Carroccio in materia di rimborsi elettorali, abbia detto che «la Lega dovrà rispettare la sentenza come tutti i partiti e tutti i cittadini italiani».

Il successo di Fico, però, è un campanello d’allarme per tutta la sinistra che sta cercando di riprendersi dalle recenti batoste elettorali. I militanti e i simpatizzanti hanno mostrato una chiara preferenza per un personaggio slegato dalla solita nomenklatura e addirittura esponente di un partito «concorrente». Un segno dei tempi che cambiano e delle vecchi ancoraggi che vengono sostituiti dai nuovi. Come ha rivelato l’Istituto Demoskopica, negli ultimi due anni le principali organizzazioni sindacali hanno perso complessivamente circa 450mila iscritti. Dal 2015 al 2017, i tesserati hanno subito una contrazione di 447mila persone, di cui ben 293mila residenti nelle realtà regionali del Mezzogiorno. La Cgil, storicamente collegata al Pd e ai suoi «progenitori», ha registrato il maggiore decremento con un calo di ben 285mila iscritti, pari ad una riduzione del 5,2 per cento. IL GIORNALE.IT

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